Lo-fi a Venezia: fuochi d’artificio e ricordi

L’anno scorso ero a Venezia con una ragazza a cui tenevo molto per il Festival dei fuochi d’artificio. Non sono il tipo di persona a cui fa piacere pensare spesso al passato ma questo è uno dei pochi ricordi che vale la pena di rivivere. Specialmente in notti come questa dove non c’è molto da fare e a farmi compagnia ci sono solo il tè e lo-fi. Abbiamo trascorso tre giorni pieni a visitare la città. Era la sua prima volta ed io c’ero già stato in occasione del Carnevale più di dieci anni nel periodo delle medie.

La compilation di lo-fi che mi ha portato a scrivere questa breve riflessione

Avevamo preso una stanza vicino la stazione di Mestre e per arrivare al centro dovevamo servirci di un autobus. Mi ero scordato di quanto fosse bella come città. Passeggiare tra i cunicoli e le strette vie che portavano in vicoli ciechi bloccati dagli innumerevoli canali era ciò che preferivamo. Dopo aver svolto le solite attività da turista, abbiamo passato ore intere all’interno dei vari stand della Biennale, in cui venivano ospitate mostre volte a rappresentare ogni espressione artistica. Non sono esattamente un fan dell’arte moderna ma alcune istallazioni erano davvero notevoli.

Una sera l’abbiamo trascorsa in una spiaggia poco lontana dal centro della città. X (prima lettera del suo cognome) si era stancata della calca intorno a Venezia e non potevo darle torto perciò mi ha trascinato in questo lembo di sabbia su Google Maps.

Abbiamo attraverso un piccolo pontile dimesso e abbandonato da tutti. Il sole stava per tramontare. Avete presente quando i colori del cielo assumono una tonalità rossa e violacea in prossimità del mare e le scie degli aerei che passano disegnano quelle linee quasi fosforescenti nel cielo come evidenziatori su un foglio azzurro?  Non è raro vedere uno spettacolo del genere in una città marittima.

Nonostante sia nato in una cittadina vicino al mare questo colore mi ha sempre portato sensazioni malinconiche. Come ho detto, non mi piace pensare al passato perché la grande maggioranza dei ricordi legati al periodo della mia adolescenza non sono il massimo. La mia vita è cominciata a 18 anni e, fortunatamente, da allora, ho avuto esperienze più che positive. Non sono il mio passato ma alcune esperienze vanno custodite con gran cura nella propria mente. Questo è quello a cui penso mentre ascolto lo-fi. Non sono neanche una persona da foto ma ci tengo a condividere quel tramonto nella fase più avanzata.

Dopo un tempo indefinito ci siamo alzati e incamminati lungo il centro per osservare i fuochi d’artificio nonostante, dopo quel tramonto, siano passati in secondo piano. Yare yare. A volte credo il lo-fi sia la cosa più simile ad una macchina del tempo che ci sia. Sento ancora il profumo del mare, la tenue luce del sole che tramonta sulla mia pelle e il tocco di X che aveva freddo nonostante il caldo il luglio. Più ci penso, più sembra un film Ghibli.

Distolgo lo sguardo per un attimo dal computer e blocco la musica. Respiro e guardo la mia scrivania: una tazza da tè ormai vuota, un quaderno, una penna, un evidenziatore, un paradenti Leone e un paio di cuffie sono tutto quello che trovo. È sempre difficile tornare alla realtà e al presente ma è lì che si formano nuovi ricordi. Sono le 23:10 e forse ho ancora tempo per restare a Venezia in compagnia di X. Ancora una mezz’ora.

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