Un sogno che avevo da tempo sta cominciando a prendere forma. Ad agosto partirò per il Giappone, una terra che mi affascina ormai da sei anni. Dopo aver acquistato un biglietto andata-ritorno, mi sono fermato a pensare ai traguardi che ho raggiunto in questi due anni da quando mi sono trasferito a Milano. Ho superato il colloquio per diventare giornalista-pubblicista, una serie di piccoli aumenti al lavoro, il conseguimento della mia certificazione per il corso da sceneggiatore (quasi finito) e il viaggio verso il mio primo match a boxe (cosa su cui sto ancora lavorando). Non amo molto parlare della mia vita ma fare un piccolo recap di queste soddisfazioni, per quanto modeste siano, mi danno coraggio per tornare a riscrivere su questo blog che ho abbandonato ad agosto.
Il viaggio in Giappone rappresenta forse il primo, vero regalo che mi concedo. Ho ritrovato la lista delle mie “esperienze da fare almeno una volta nella vita” che ho scritto 6 anni fa. Una di queste era: sorseggiare una Monster Energy mentre ascolto musica lo-fi (un rituale che ho seguito spesso nei miei solitari anni all’Università) in un parco di Tokyo.
Ovviamente non mi limiterò a visitare solo Tokyo. Ho in programma un bel viaggio che spazia dalla capitale a Okinawa fino a passare per Kyoto e Osaka. Forse un po’ mainstream, me ne rendo conto, ma per la prima volta nel Sol Levante direi che possa andare.
Adesso che penso a tutto quello che vorrei, ancora, ottenere realizzo una cosa: mi è sempre mancata un po’ di disciplina. È meraviglioso tuffarsi nei progetti quando si è agli inizi, che sia la scrittura, la palestra o altro, ma non è per tutti continuare anche (soprattutto) se non si ottengono i risultati sperati.
Non ho una grande ambizione nella vita se non fare delle mie passioni un lavoro e guadagnare abbastanza per potermi permettere qualche esperienza come il Giappone. Anzi… ormai è da qualche tempo che accarezzo l’idea di poter diventare un nomade digitale: avere la libertà di poter lavorare dappertutto solo grazie ad un pc portatile.
Credo che uno dei motivi per cui molti hanno in testa di diventare ricchi non sia tanto per i soldi in sé ma per assecondare un desiderio innato di libertà. Essere liberi di essere dove si vuole, di spendere il proprio tempo nel fare ciò che realmente si sogna: tutto questo però non è alla portata di tutti. Serve un prezzo da pagare per raggiungere quei livelli di libertà economica che non tutti sono disposti a pagare e che, per quanto sia triste ammetterlo, non tutti possono farlo nonostante gli sforzi (chissà… forse rientro tra questi). La vita non è di certo un anime. L’impegno non è garanzia di successo. Tuttavia, una grande motivazione mista a duro lavoro offre almeno la speranza di poter cambiare vita e questo potrebbe veramente non avere prezzo.