Romanzo Criminale, il libro di Giancarlo De Cataldo

Per chi mi segue da un po’ di tempo avrà capito che il genere crime è tra i miei preferiti in assoluto. La figura del criminale è romanticizzata da molti attraverso i media e si può quasi dire che appaia come eroica. Quanti di noi hanno sognato anche solo una volta di essere dei gangster dopo aver visto Goodfellas o The Wolf of Wall Street? Qual è la ragione per cui a volte sogniamo di essere come loro? Non serve pensare troppo. Sono uomini pieni di soldi e donne che si prendono ciò che vogliono senza farsi troppi problemi: molto spesso l’opposto dello spettatore che li guarda. Credo sia normale voler essere di più come loro… soprattutto nella loro versione dipinta dai media.

Leggendo Romanzo Criminale per la prima volta mi sono ricordato di come anch’io, da bambino, romanticizzavo queste figure: persone senza talenti o meriti ma che potevano definirsi i nuovi Re di Roma a poco meno di trent’anni. Peccato che questa storia, come tutte le favole a sfondo criminale, non ha una lunga durata. Peccato che non ci sia neanche un lieto fine… ma non preoccupatevi. Non è uno spoiler: solo il naturale ordine delle cose.

Ma procediamo con ordine: Libanese, Dandi, Bufalo e Freddo sono pesci piccoli nel vasto mare della criminalità organizzata romana, accumunati dal sogno di prendersi la Città Eterna. Un luogo che non ha mai voluto padroni e che mai ne vorrà. Qui la criminalità è decentralizzata e limitata alla supremazia di quartiere. Manca una vera e propria banda che faccia capo al commercio di droga e gioco d’azzardo. Ed è da questo sogno che nasce la Banda della Magliana e le origini di Mafia Capitale.

Si tratta di un progetto ambizioso che pone le sue fondamenta con il rapimento del barone Rosellini, un colpo eseguito con maestria e che genera alla Banda un generoso profitto. Ma ecco la pensata geniale direttamente dalla mente del Libanese: non bisogna dividere il malloppo per ciascun membro del Gruppo ma investire il totale nel commercio di droga per ampliarsi. Il resto? Stecca para per tutti.

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Una cosa così a Roma non si era mai vista. Ed è proprio da qui che incomincia l’origine della Banda. Alle loro costole, il giovane commissario Scialoja insieme al sostituto procuratore Fernando Borgia.

Un romanzo scritto con uno stile fluido e semplice che racconta una delle storie, e delle fantasie, che hanno plasmato l’Italia come la conosciamo adesso. Ovviamente molti eventi sono stati cambiati e romanzati, così come i nomi dei protagonisti, per ottenere una trama più avvincente. La caratterizzazione dei personaggi è di una umanità sconcertante tanto che, spesso, si dimentica che si sta parlando di assassini. Alcuni passaggi, come il Libanese e il Freddo che si concedono una carbonara al ristorante o la Banda che decide all’unisono come spendere i soldi del colpo, sono scritti in maniera tale da rendere queste persone quasi vive e, in un certo senso, amici del lettore. Un romanzo sicuramente consigliato e che ha gettato le fondamenta per una delle serie tv italiane più belle nel panorama internazionale.

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