Stavo guardando il primo episodio di Oshi no ko per l’ennesima volta. La trama è molto semplice: un medico e la sua paziente, malata di cancro, perdono la vita e vengono reincarnati nei figli della loro pop idol preferita, Ai Oshino. Fin da subito ho adorato il tono comico e spensiarato del primo episodio (dura poco più di un’ora) che tuttavia non si fa problemi ad assumere contorni più drammatici e profondi. Il personaggio di Ruby Oshino, l’ex paziente malata di cancro e ora figlia di Ai, è tra quelli che mi ha colpito di più.

La vita davvero non è uguale per tutti e lei lo ha potuto sperimentare in prima persona. La sua esistenza era scandita da giornate monotone in un lettino d’ospedale senza possibilità di fare granchè. I genitori l’avevano abbandonata e la sua unica luce era vedere alla tv le gesta dell’idol preferita. Una vita grigia senza troppo spazio per i sogni e per la speranza. E alla sua morte si ritrova ad essere la figlia dell’idol che tanto amava: senza malattie, bellissima e piena di talento con i contatti giusti sin dalla nascita. L’unica pecca? I ricordi della vita precedente pieni di traumi e rimpianto.
Un discorso analogo può essere fatto anche per il dottore reincarnato in Aquamarine Hoshino. Una vita sicuramente meno tragica della sua paziente ma comunque priva di avvenimenti degni di nota e, anche lui, ossessionato dalla luce di talento e bellezza di Ai Oshino, la quale può essere ammirata solo da lontano.
E quando muore e si ritrova a rivivere la vita con un’altra mano di carte… che dire: le cose cambiano. Lui stesso ha detto: “Sono quasi grato al tizio che mi ha ucciso”. Ora ha la possibilità di vivere seriamente. Immaginate una early start nella vita così: infanzia (possibilmente) senza traumi, figli di una star, intelligenza, carisma, migliore educazione e soldi.
Ci è sempre stato insegnato che tutto è possibile e basta impegnarsi per avere successo. Ma se non fosse così? Se tutto fosse prestabilito dai nostri geni? È innegabile che ci siano fattori genetici, che non possono essere cambiati in alcun modo, che facilitano la vita di molti individui e ne distruggano altre. Parlo di malattie ma anche di bellezza, intelligenza, talento, fisico e così via. Credo sia nella natura umana fantasticare su cosa significhi avere il massimo in tutte queste cose. Purtroppo non esiste la reincarnazione, o meglio non ci è dato saperlo, ma la consapevolezza che dopo la nostra vita presente si possa nascondere un’altra completamente al di fuori della nostra portata (come un terno a lotto o governata dal karma) mi riempie di fascino.
Purtroppo non sta a noi decidere gli elementi con cui veniamo al mondo ma la vera grandezza sta con come ci giochiamo la nostra mano. Non lo so… solo i miei pensieri dopo aver visto questa piccola perla. Ovviamente la trama non ruota (solo) intorno a questo. I personaggi hanno una caratterizzazione unica e i disegni sono superiori di molti che ho trovato al Louvre. Una storia meravigliosa, fresca che non ha paura di spaziare dal comico al tragico, con temi a me cari come abbandonarsi il passato alle spalle (letteralmente), vendetta e esplorare il proprio spirito di affermazione sullo sfondo dello showbusiness giapponese.