Il mio primo approccio con Takehiko Inoue, la mente dietro Slam Dunk, è stato con Vagabond. La storia, i dialoghi, la filosofia e i disegni hanno contribuito a creare una delle rivisitazioni più riuscite della biografia di Musashi Miyamoto, il leggendario samurai realmente esistito che non ha mai perso in uno scontro e che ha avuto il privilegio di morire di cause naturali. È grazie ad Inoue che mi sono approcciato al Libro dei cinque anelli, gli scritti che un ormai vecchio Miyamoto ha lasciato in eredità a chiunque voglia seguire la via del samurai.
Slam Dunk, ovviamente, si tratta di una storia completamente differente a cui non mi sono mai avvicinato prima di questo film. Non sono un grande appassionato di basket e i manga sullo sport (spokon), fatta eccezione per quelli basati sulle arti marziali, non sono tra i miei preferiti. Inutile dire che questo film ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa. The First Slam Dunk è uno dei film sportivi più belli che abbia mai visto e che riesce a stare sullo stesso livello del primo Rocky.
L’intera storia ruota su una delle partite più decisive descritte nel manga: il match liceale tra la squadra Shohoku e il Sannoh. Come in molti film sportivi, il tema della rivalsa sociale gioca un ruolo di grande importanza. Lo Shohoku è una squadra di teppisti, bulli, perdenti: il lato più negativo della società giapponese, visti costantemente dall’alto in basso. Ognuno dei membri della squadra ha un passato che ha influenzato negativamente la propria vita ed è come se fossero bloccati in un’eterna aura di mediocrità. Ma, adesso, lo Shohoku ha l’occasione di rivalsa ed è pronto a sfidare l’invincibile Sannoh, l’esatto opposto dello Shohoku: ogni membro della squadra avversaria è un vincente nato con all’interno il player considerato come il migliore del Giappone. Il Sannoh non ha mai perso un match e non c’è nulla che indichi che possa essere sconfitto dallo Shohoku.
Nonostante la meravigliosa premessa della storia, anche se un tantino cliché per il genere, sin da subito nasce un interrogativo: come rendere un film sportivo dal ritmo scorrevole se ci si basa solo su una partita? Vengo subito smentito all’inizio con un meraviglioso flashback in cui vengono, pian piano, mostrate le ragioni che spingono Ryota Miyagi, uno dei protagonisti, ad addentrarsi nel mondo del basket. Ed è così che trovo la risposta al mio quesito iniziale.
Il film si divide in due parti: il trauma emotivo che accompagna Ryota sin dall’infanzia, la perdita del fratello che adorava il basket, e il momento decisivo in cui lui e la Shohoku affrontano Sannoh. Il ritmo è meraviglioso con l’alternarsi di scene d’azione incredibili che si tramutano in sipari profondamente umani e malinconici.
Non sono un esperto di basket, ma la persona che mi ha accompagnato in sala ha giocato come amatore in diverse partite regionali e mi ha detto di essere stato colpito dalla profonda cura che è stata messa nella realizzazione della partita.
Un altro punto di forza è il 3D: come molti, io sono un fan delle animazioni più classiche ma l’elemento della terza dimensione ha accentuato una realtà più autentica e dinamica che, a mio parere, si sarebbe persa senza il suo utilizzo. Al contrario, le scene dei flashback sono in 2D e sono caratterizzate da un ritmo più lento, introspettivo e piacevole. Ogni scena è bilanciata alla perfezione. Ogni personaggio è curato nei minimi dettagli… nonostante non avrei disprezzato qualche scena in più sul roscio Sakuragi.
Una favola moderna fantastica in cui tutti gli underdog e i sottovalutati della vita possono rispecchiarsi. Alla fine del film è partito un applauso: un qualcosa che è capitato, nelle mie esperienze in sala, solo con La La Land. Ogni spettatore è rimasto seduto sulla poltrona ad ascoltare la melodia della colonna sonora portante. Le lyrics tradotte della canzone scorrevano insieme ai titoli di coda. Un momento meraviglioso che mi rimarrà impresso per molto, molto tempo. Non si tratta solo di una trasposizione ben riuscita ma di un’esperienza cinematografica unica nel suo genere. Unica nota dolente: il fatto che il film in lingua originale è stato disponibile solo per il 10 maggio. Avrei voluto tanto di rivederlo in giapponese una seconda volta ma mi accontenterò della versione in italiano. Un film fantastico consigliato a chi ama gli anime, il basket, il cinema o, semplicemente, un’ottima storia. E ora mi tocca aggiungere un altro manga alla mia lista…