‘Padre ricco padre povero’ è stato il mio primo vero approccio all’educazione finanziaria. La premessa è tanto semplice quanto interessante. Il giovane Robert ha avuto la fortuna di avere due figure paterne. Il padre ricco, il padre del suo migliore amico e il padre povero, il suo vero padre.
Il primo era un capitalista convinto con diverse proprietà fiorenti nelle Hawaii. Ha abbandonato il percorso di studi in terza media per fondare una propria azienda.
Il secondo era un socialista che detestava ogni forma di denaro e faceva l’insegnante credendo nell’importanza dell’istruzione tradizionale.
Il padre ricco ma non istruito morì lasciando a suo figlio il suo impero. Il padre povero ma erudito lasciò alla sua famiglia più di un debito.
Robert Kiyosaki ha scelto di seguire le orme del padre ricco, imparando a creare una fonte di reddito passiva che lo avrebbe tolto dalla ‘corsa dei topi’ (lavora, paga le bollette e l’affitto, lavora ancora, vai in vacanza e ripeti fino alla morte).

Uno dei pregi fondamentali di questo libro è quello di spiegare concetti come il ‘cashflow’ e la creazione di un reddito attivo che crea denaro in maniera molto semplice… esattamente nello stesso modo in cui Robert fu istruito da bambino.
La prima lezione è che il ricco non sceglie di lavorare per il denaro perché è una battaglia persa in partenza. A molti viene dato il consiglio di completare un ciclo di studi, ottenere una laurea e trovare un buon lavoro. Questo, però, non è altro che falsa illusione secondo il padre ricco. Più si lavora, più si guadagna, più si paga in tasse, mutuo, rate e altre spese rendendo un buono stipendio molto meno buono di quello che si crede. Il problema è nella mentalità di base. Il povero (o il ceto medio) acquista beni passivi che non fruttano alcun avanzamento di denaro: spende tutta la paga che riceve e aspetta con trepidazione lo stipendio del mese prossimo. Il ricco investe nella sua colonna di attivi.
Mi spiego meglio.
Mentre il ceto medio spende i pochi risparmi che gli restano per comprarsi una bella macchina, dei bei vestiti, videogiochi o altro, il ricco spende in investimenti che creano guadagnano nella sua colonna degli attivi.
Cosa si intende per attivi? Investimenti in qualsiasi campo: dall’immobiliare alle cripto-valute (di cui ho una piccolissima esperienza), beni immobili, start-up, opere d’ingegno, canali youtube e affitti che creano un reddito passivo e che, quindi, aumentano denaro nel tuo portafoglio senza che tu faccia troppo. Il concetto sembra facile e lo è. Il difficile è capire quale attivo sia veramente un attivo, un falso passivo, una truffa o un cattivo affare.
Robert Kiyosaki afferma che uscire dalla ‘corsa dei topi’ è molto più semplice di quello che si pensi ma che non ci sono scorciatoie. Per capire cosa possa essere un investimento intelligente o no serve acuire quello che lui stesso definisce Q.I finanziario ed essere pronti a perdere pur di guadagnare.
Come il padre ricco gli insegnava, ‘il povero non rischia perché ha paura di perdere. Questo potrebbe garantirgli una certa stabilità economica ma non potrà mai arricchirsi. Il povero gioca per non perdere. Il ricco gioca per vincere.’
O come dice Robert, ‘Gli insuccessi motivano in vincenti e sconfiggono i perdenti.’
Adoro questa mentalità ma bisogna essere forti mentalmente e spiritualmente per non cadere nel baratro della mediocrità e della disperazione. Questa massima potrebbe applicarsi in ogni singolo aspetto della propria vita. Essere dei vincenti è prima di tutto un gioco mentale.
Un altro consiglio è l’istruzione finanziaria. È davvero importante investire nella propria conoscenza e nel proprio benessere. Divorate libri di argomenti dei vostri eroi che hanno raggiunto un traguardo che uomini mediocri definirebbero ‘impossibili’. Leggete con attenzione le loro gesta e pensate ‘Se ce la fanno loro… forse posso farcela anche io.’ Roberto deve molto del suo successo all’acquisizione di informazioni da gente come Warren Buffett e Donald Trump. Uno dei motivi per cui le persone non hanno successo (secondo lui) è che non credono abbastanza in loro stesse e si fanno influenzare dall’opinione negative dei loro amici o familiari nonostante non abbiano esperienza neanche per dare un singolo consiglio.
Che dire? Per chiunque sogni una vita diversa e ignori completamente i principali dogmi della finanza personale, ‘Padre ricco padre povero’ è una lettura d’obbligo. Non è pensato per gli ‘addetti ai lavori’ ma per le persone comuni che si approcciano per la prima volta a questo mondo. La lettura è estremamente fluida, il linguaggio elementare. Mi sono ripromesso di ampliare la materia in questione e il mio prossimo libro nella lista sarà ‘The art of the deal’ di Donald Trump, il quale sono sicuro che ha molto da insegnare.
