Il principe nell’alta torre, Jordan Peterson II, Caino e Abele- Old boy (2003)

Il cinema vicino a me dava Old boy ieri sera e non ho perso l’occasione di vederlo per la quinta volta quest’anno. Spero di non essere stato il solo a identificarmi come Taesu in questi periodi di quarantena senza fine.

La trama da sola rende Old Boy uno di quei film che ti piace ancora prima di averlo visto: Taesu viene imprigionato per 15 anni in una stanza senza saperne il motivo. Sua moglie viene assassinata e i sospetti ricadono su di lui. Anche se riuscisse a scappare dalla sua prigione, Taesu non avrebbe alcun posto dove andare.

15 anni chiuso in una stanza senza alcuna possibilità di capire il perché di tutto ciò: non ci sono persone con cui interagire, non ci sono valvole di sfogo e non può nemmeno suicidarsi dato che ogni sua mossa nella stanza in cui è prigioniero è monitorata dai suoi carcerieri. La stanza è composta da: un letto, una scrivania, un televisore, una porta blindata (da cui Taesu riceve i pasti) e una finta finestra con il disegno di un mulino a vento in mezzo alla campagna tra le tende in modo da dare un’ illusione di un mondo esterno.

Nella mente di Taesu si forma un solo pensiero: capire il perché si trovi in quella situazione e soddisfare la sua sete di vendetta. Passa tutto il tempo a scrivere, a guardare la televisione e ad allenarsi facendo shadow boxing in dieci metri quadrati di cella e usando il muro come sacco da boxe, il che è alquanto pericoloso per la struttura della mano (ne so qualcosa).

Taesu tenta il suicidio più di una volta, ma i suoi carcerieri lo curano sempre poco prima che sia troppo tardi. Davvero un incubo senza fine per il protagonista.

15 anni spesi in agonia e rabbia vengono finiscono tutto d’un tratto. Taesu viene rilasciato e si sveglia sopra il tetto di un palazzo di trentacinque piani. Il suo incubo è finito. E adesso? Cosa può fare un uomo che ha bruciato quindici anni della propria vita e completamente fuori dal mondo? La vendetta è l’unica cosa che sembra motivare Taesu. Piuttosto facile simpatizzare per lui, giusto?

Uno dei motivi per cui credo sia così facile immedesimarsi in una storia di vendetta è il semplice fatto che fantasticare su quest’ultima fa parte della natura umana. Ognuno di noi ha subito un affronto e ognuno di noi (eccetto forse Madre Teresa) ha perlomeno sognato di ripagare colui che ci ha fatto del male con la stessa moneta. Lo stesso meccanismo di vendetta (o giustizia, o difesa personale) è stato alla base della creazione delle leggi scritte (come ne ho parlato qui). La crociata di Taesu, del ‘ragazzo vecchio’ che è stato derubato di gran parte della sua vita, è diventata anche la mia crociata. Qualcuno deve pagare. Ma cosa succede quando si ottiene la propria vendetta? I quindici anni torneranno? Taesu sarà una persona più giovane? La risposta è nella scienza: la vendetta fa bene. Chiunque ottenga la sua rivincita ottiene nuovamente l’autostima che gli è stata rubata. Ma qual è il prezzo della vendetta? Cosa si è disposti a fare pur di raggiungerla? E se ottenere la vendetta fosse impossibile? E se per ottenerla ti macchiassi di crimini orribili che finirebbero seriamente la tua vita? E se il tizio che ti ha fatto del male avesse avuto più di un buon motivo per fare ciò che ti ha fatto? Il confine è labile da definire e lo stesso concetto di giustizia è fallace. Il film Old boy esplora proprio questo tema e lo fa in maniera magistrale: senza degnare lo spettatore di una risposta precisa.

Per quanto mi riguarda credo di essermi fatto un idea. Ancora una volta invoco il nome del dottor Jordan Peterson e la sua settima fenomenale regola del suo ancora più fenomenale libro ’12 rules for life’.

‘Pursue what is meaningful and not what is expedient’ (Concentrati su ciò che ha importanza non sulle cose di poca importanza; o anche: concentrati su ciò che ti porterà dei risultati e non su ciò che ti porta piacere).

Il dottor Peterson porta l’esempio di Caino e Abele, una storia biblica che conosciamo tutti. Dio richiede un sacrificio (Griffithhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!) periodico in suo onore. Abele, il più laborioso e il maggiore dei due fratelli, compiace Dio con i suoi grandiosi sacrifici e Dio fa di lui il suo preferito; i sacrifici di Caino, d’altro canto, non vengono accettati da Dio e ciò suscita la rabbia e l’invidia del fratello minore nei confronti di Abele. Invece analizzare se stesso, di capire perché i suoi sacrifici non sono degni di Dio, Abele viene consumato dalla rabbia e uccide suo fratello, la cui unica colpa è stata quella di essere una persona di ‘successo’ agli occhi di Dio.

Che storia tragica e profondamente umana. Molti di noi sono così (nonostante non vogliamo ammetterlo). Taesu è così. Magari non arriviamo a uccidere una persona, ma ogni volta che falliamo e ogni volta che non rispettiamo alcuni standard o che qualcuno ci fa del male, invece di pensare che è colpa nostra, pensiamo subito che è colpa di qualcun altro. Non abbiamo abbastanza successo? Incolpiamo qualcun altro che ce lo ha dicendo che il nostro paese è alla deriva (non sapete quante volte ho sentito scrittori di bassa lega parlare male di Fabio Volo perché ha avuto l’audacia di ‘vendere’ i suoi libri…).

Pensate se tutta quell’energia basata sull’odio venisse concentrata nel creare qualcosa di costruttivo. Pensate quanto il singolo individuo e il genere umano in generale ne gioverebbero. Cosa accadrebbe se gli Incel smettessero di essere divorati dall’odio e lo usassero come benzina per migliorarsi la vita? Cosa accadrebbe se ognuno di noi pensasse più a se stesso e meno agli altri? Cosa accadrebbe se Taesu rinunciasse alla sua vendetta e decidesse di trascorrere una vita tranquilla e pacifica orientata a migliorare se stesso e usare la sua fonte inesauribile di rabbia per fare qualcosa di concreto? (fatto che ha già dimostrato usando emozioni negative per imparare il pugilato da autodidatta, perdere peso e studiare durante il suo imprigionamento). Ciò richiede una forza enorme che potrebbe essere quasi definita divina.

Un grande film che racchiude un grande messaggio. Non sprecate la vostra vita nell’odio. Non importa quali torti e quali brutte carte vi ha riservato la vita. Non diventate mostri che vivono nell’odio, nel cinismo e nella rabbia ma usate le esperienza negative per forgiarvi e vivere una vita degna di tale nome.

Leggete, fate attività fisica, dedicatevi a molti hobby, lavorate duramente. E questo che porta alla felicità e non la miseria degli altri.

Oppure non fatelo, come direbbe Jordan Peterson. La scelta è vostra.

Spero che ognuno che legga queste righe possa ottenere un successo enorme; il fatto è che la mia speranza non conta nulla. Bisogna guadagnarselo e andare avanti nonostante le sconfitte e i torti che si subiscono e ce ne saranno molte…credetemi. Ci saranno tante sconfitte quante vittorie. Non siate i peggior nemici di voi stessi. La vendetta regalerà solo una gioia temporanea; il successo sarà per sempre.

Guardatevi Old Boy.