Hajime no ippo: perseveranza e dedizione

‘My brother! Come join me! In battle we are stronger!

Il solito martedì in questa fantastica quarantena. Scrivere un paio di righe sul proprio blog sorseggiando una lattina di Monster energy invecchiata al punto giusto, con il dolce suono delle note di ‘My brother’ che mi accarezzano l’orecchio… Ero sul punto di addormentarmi, ora sono pronto a intraprendere un viaggio di vent’anni per scovare e uccidere le divinità che mi hanno destinato ad una vita d’inferno. Incredibile come la sola parola ‘berserk’ abbia il potere di farmi fare qualcosa di costruttivo. Parlando di Berserk… questo blog inizialmente avrebbe dovuto concentrarsi su quest’ultimo.

Una grande analisi narrativa e stilistica di un’opera che mi ha portato ad amare il mondo degli anime e dei manga, i quali hanno influenzato gran parte della mia (breve) vita. Adesso, rileggendo alcuni post, mi sono reso conto di quanto sia andato off-topic.

Non che a qualcuno dei miei fedeli lettori (solo io) importi. Non che questa frase voglia descrivere la mia malinconia o rassegnazione. Questo blog è nato come un diario personale per parlare della mia più grande passione e di come abbia migliorato (e in alcuni casi, peggiorato) la mia vita.

Un blog di crescita personale che ha come base il nichilismo di Berserk e anime. Wow. Mai sentito un’idea più stupida. Eppure, gli anime (e manga) sono tra le poche forma di media che abbiano saputo realmente influenzarmi. Non mi credete, vero? Se vi dicessi che leggere Naruto potrebbe avere lo stesso effetto che leggere l’acclamato libro di crescita personale, The seven habits of highly succesful people, ci credereste?

Se vi dicessi che leggere Berserk può far interrogare il lettore sulla natura dell’uomo e sui concetti di giusto e sbagliato in una maniera accurata quanto leggere Delitto e Castigo?

Dove vuole andare a parare questo discorso, Strugger? Il tuo blog è puro caos e non si capisce di cosa tratta. Vai dritto al punto. Ok.

Il punto è che vorrei dare spazio a tutte le opere di differenti media che mi hanno influenzato direttamente. Ho parlato della palestra nei post precedenti. Oggi, vorrei parlare del peso della forza di volontà nelle nostre vite. Vorrei parlare dell’opera che mi ha portato ad imparare il pugilato quest’anno.

Hajime no Ippo

Hajime no Ippo è un manga incentrato sul mondo della nobile arte del pugilato, serializzato a partire dal 1989 e ancora non concluso. Di cosa parla e perché vale la pena di parlarne? Un ragazzo di nome Ippo è preda dei bulli (che sorpresa… sto cominciando a osservare un pattern ben preciso nella serialità fumettistica giapponese). Un giorno, il pestaggio quotidiano da parte del solito gruppo dei bulli è più duro del solito. Per fortuna, il campione di pesi medi della boxe, Takamura, assiste alla scena e va in soccorso di Ippo. Le parole di Takamura colpiscono però Ippo più duramente dei suoi aguzzini.

“Non sopporto i bulli, ma non sopporto neanche le persone deboli che subiscono senza fare niente. Questo mondo non è facile per quelli come te, Ippo.”

Già, proprio così, Takamura. Non è un mondo facile per chi si crogiola nel proprio dolore. Avrei voluto sentire anche io queste parole a quattordici anni. Ma meglio tardi che mai. Ippo, ispirato dal grande Takamura, decide di allenarsi nel pugilato e diventare un professionista. Il suo obiettivo? Scoprire che cosa significa essere forti. Non solo forti da un punto di vista puramente fisico. Ma, soprattutto, da un punto di vista mentale.

Il pugilato è solo una scusa per descrivere una viaggio di un personaggio alla ricerca del concetto stesso di “forza”. Un grandissimo manga che convincerà molte persone ad intraprendere la via del pugilato. Molti manga descrivono in maniera accurata le tecniche di arti marziali. Non c’è da sorprendersi se molti combattenti reali si ispirano a queste storie epiche nel loro viaggio verso la fama e la gloria.

Israel Adesanya, campione del mondo dei pesi medi. Qui imita la posa di Rock Lee (personaggio di Naruto)

Ovviamente, il viaggio di Ippo non è l’unico tema di cui è composta l’opera. L’amicizia, l’accettazione, l’orgoglio, la paura, superare i traumi del passato… Ippo incontrerà diversi pugili che, nonostante la giovane età, hanno passato dei momenti difficili. Ognuno cerca di scappare da ciò che ha subito (o causato) nella sua vita, cercando redenzione e realizzazione dei propri desideri nel mondo del pugilato. Un’opera caldamente consigliata anche per chi non ha particolare interesse nel mondo dello sport.

Uno dei messaggi più importanti che ho trovato in Hajime no Ippo è che affrontare le proprie paure e avere il coraggio di tentare e esaudire il proprio sogno può essere difficile ma che è di gran lunga meglio che lasciar perdere e rinunciare.

Non sto parlando della boxe nello specifico ma di un qualsiasi campo. Magari, ti senti dire che non sei abbastanza bravo a disegnare, scrivere, combattere e che sarebbe meglio lasciar perdere. Magari sei tu stesso a criticarti. Forse hanno ragione o forse no. Forse hai ragione o forse no. Ma sei dai ascolto alle critiche e non provi (e per provare intendo, spendere minimo dieci anni della tua vita in un particolare ambito) allora tutto quello che otterrai sarà rimorso e rimpianto.

Se sei in vita hai già una possibilità in più di molte altre persone. Ippo ha dovuto attendere molto prima di avere la sua chance (in un grande capitolo in cui finalmente ha la possibilità di far avverare i suoi sogni). Ha vinto? Ha perso? Ci è riuscito? Non ci è riuscito? In entrambi i casi, Ippo è entrato nel ring e ha dato il suo meglio. Questo è tutto ciò che serve per vivere una vita al pieno delle proprie possibilità. Per citare il grande Victor Sullivan: