Welcome to the NHK

Finalmente sono venuto a conoscenza di un anime che ha come protagonista un hikikomori.

La mia conoscenza al riguardo non è delle migliori. Ho parlato in precedenza di Holyland, un grande manga scritto da Koji Mori (amico di Kentaro Miura, creatore di Berserk), il cui protagonista, Yu, diventa un NEET (neither in employment or in education: una persona che molto spesso non esce di casa e non studia né lavora) per via dei ripetuti atti di bullismo che riceve ogni giorno. La trama di Holyland si concentra sulle arti marziali. Yu decide di imparare i fondamentali del pugilato per difendersi e non scappare più. Purtroppo non molte persone seguono l’esempio di Yu e finiscono per isolarsi sempre di più per un trauma subito (si tratti di bullismo o altro). Spesso questa è l’origine degli Hikikomori: persone che vivono nella propria casa (spesso nella propria camera da letto) e che rifiutano di interagire con il mondo esterno. Facendo una ricerca veloce su google ho potuto tuttavia appurare di avere una cosa o due in comune con gli hikikomori… nonostante non io non abbia preso la decisione di chiudermi in casa.

Non so molto di questo triste fenomeno e non voglio dare false informazioni perciò lascerò perdere l’aspetto psicologico degli ‘hikikomori’ e mi concentrerò a parlare dell’anime ‘Welcome to the NHK’ che ho trovato estremamente divertente, cupo, geniale e agrodolce.

Rappresentazione accurata di me nel primo anno di università. E del secondo. Non del terzo

Tatsuhiro vive rinchiuso nella sua casa a Tokyo da ormai quattro anni. Ha fallito i test per entrare all’università, ma i suoi genitori pagano ancora per il suo appartamento. Non esce mai se non per fare la spesa. Non ha alcune prospettive sul futuro e medita il suicidio nonostante sappia bene che non avrà mai il coraggio di farlo. Il suo vicino ascolta la stessa canzone ventiquattro ore su ventiquattro (e non musica normale ma la sigla d’apertura di un anime per ragazze) ma Tatsuhiro non ha il coraggio di dirgli di abbassare l’audio. Un giorno, una testimone di Geova, assieme a una ragazza di sedici anni, bussa alla sua porta e gli consegna un giornalino (Avete presente? Di sicuro lo avrete letto anche voi qualche volta) in cui viene descritto il fenomeno degli hikikomori e di come possa essere eliminato tramite il potere della comunità o cose del genere. Tatsuhiro urla di non essere un hikikomori e da molte informazioni su di se. Un indizio importante che fa capire come Tatsuhiro non sia proprio abituato a parlare con la gente… e posso simpatizzare. Tatsuhiro chiude la porta ma attira l’attenzione della ragazza che accompagnava la testimone di Geova. Il suo nome è Misaki e si decide a liberare Tatsuhiro della sua condizione di hikikomori tramite sessioni di psicoanalisi completamente amatoriali e improvvisate.

Wow… questo anime sa davvero come farti del male fisico senza toccarti.

Per chi è abituato a essere sempre solo (non è una canzone di Guccini) questo anime sarà piuttosto difficile da digerire. Tatsuhiro riuscirà a migliorare le sue condizioni da recluso, ma la ricaduta nel circolo vizioso creato da porno, anime, videogiochi, paure, insicurezze e traumi del passato è sempre dietro l’angolo (non è un post a favore del NoFap movement, non fatevi strane idee). Un anime che consiglio a chiunque sia pronto per essere travolto da emozioni che spaziano dalla negatività, alla felicità, all’esistenzialismo.

Cosa centra Doki Doki con questo anime? (Il titolo dice così)

Beh… credo che niente esplori meglio un mondo di solitudine, finzione e affetto inesistente come lo faccia Doki Doki Literature Club. La trama di quel gioco è: quattro ragazze perfette si innamorano di te e tu devi scegliere quale vuoi (ovviamente parlo della prima parte). Questo è ciò che vuole (e ciò da cui sfugge disperatamente) Tatsuhiro: affetto e riconoscimento. Non avere queste cose porta Tatsuhiro alla depressione… ma non può mettersi in gioco e provare ad ottenere ciò di cui vuole perché c’è il rischio che possa farsi male. Il caro vecchio dilemma del porcospino.

Doki Doki Literature Club! Solitudine e impotenza

I videogiochi sono stati la mia passione per anni. Il mio primo gioco in assoluto è stato pokemon rubino per gameboy advance. Bei ricordi quelli. Con il tempo, ho sempre coltivato questa passione diventando un fedelissimo cliente di casa Sony. Purtroppo oggi non ho più il tempo che avevo una volta… chi prendo in giro? Vado all’università. Volendo avrei tempo per programmare un gioco tripla A ogni due mesi. Comunque sia, sono uno studente con sede all’estero e dove sono ora -top segreto- non possiedo una console. Il punto è che non gioco più spesso come vorrei. Un paio di anni fa si vociferava di un gioco horror dalla trama così spaventosa e ben fatta da far gelare il sangue del più temerario dei giocatori.

Era un horror psicologico d’azione alla Outlast?

Era il seguito di Silent Hill ? (Lo avevi promesso, Konami…)

Niente di tutto questo. Il gioco trattasi di una visual novel (GRATUITA) che ti metteva nei panni di uno studente del liceo che entra nel club di letteratura della sua scuola. Gli altri membri del club sono ragazze che sembrano essere innamorate di noi.

Da una parte abbiamo Natsuki (la preferita di chiunque abbia un minimo di gusto): la tsundere per eccellenza; è quel tipo di ragazza che finge indifferenza e disprezzo nei confronti del protagonista ma in realtà è segretamente innamorata di lui.

Si prosegue con la bella Sayori: la nostra amica di infanzia con la testa fra le nuvole e che spera di diventare più di un’amica.

Yuri… ciao Yuri.

E, per ultima, ma non per importanza, Monika, la leader del club che non ha difetti: bellissima, atletica, prima della classe e via dicendo.

Chi sceglierà il nostro protagonista che non è così interessato al mondo della letteratura? Riuscirà una di queste ragazze a rapire il suo (tuo) cuore?

Tipica copertina di un gioco horror. Da sinistra a destra abbiamo: Sayori, Yuri, Monika e Natsuki.
Monika e le sue calze piene di simbolismo…

Prima di tutto partiamo dalle basi. Una visual novel, come è intuibile dal nome, è un romanzo digitale in cui il giocatore può scegliere diverse opzioni di dialogo e giocare la sua storia personalizzata. Nel corso della storia, le quattro ragazze mostreranno un interesse verso il giocatore, il quale dovrà scegliere chi di più solletica il proprio interesse. D’altronde queste ragazze sono l’unica ragione per cui il personaggio principale (inserire il vostro nome) decide di entrare a far parte del club di letteratura. I primi minuti di gioco sembrano usciti da una favola. Non sono un grande appassionato di storie d’amore e harem, tuttavia la scrittura che accompagna il giocatore alla conoscenza del club di letteratura e il vivido interesse che le ragazze mostrano per il giocatore (ci sono state scene in cui ho arrossito per i complimenti) denotano sin da subito la cura maniacale con cui questo gioco è stato creato.

Stai criticando la mia scrittura, Yuri?

Però… c’è un però. Sono passate un paio d’ore da quando ho installato il gioco. Le opzioni di dialogo sono fantastiche. Adoro leggere le poesie delle ragazze (si… leggere le poesie è componente fondamentale del gioco. Ma come ha fatto questo titolo ad avere più di un milione di download?)

Ma dov’è la componente horror?

All’inizio del gioco-poco prima dell’installazione- il titolo recita: non giocare a questo gioco se soffrite di depressione. Non mi sono dimenticato di quell’affermazione. Allora perché il gioco ha un’atmosfera così meravigliosa e rosa? Perché non c’è conflitto? Perché leggo poesie?! (Nonostante siano poesie meravigliose, tranne quelle di Natsuki). Proprio dopo essermi posto questi interrogativi, la vera natura del gioco si è manifestata e ho cominciato a guardare la fatica del team Salvato (gli sviluppatori del gioco) con nuovi occhi.

SPOILER

Ragazzi miei… sapevo che c’era qualcosa di strano e che Yuri non fosse del tutto normale. Sapevo che queste ragazze fossero innamorate di me per una ragione oscura. Dopo che Sayori confessa i nostri sentimenti per noi, il giocatore si ritrova con due scelte: accettare i suoi sentimenti per noi e dichiarare che anche noi proviamo lo stesso o friendzonarla come se non ci fosse un domani. In entrambi i casi, Sayori si suiciderà e il gioco andrà in crash (per chi non fosse avvezzo a certi termini, il gioco smetterà di funzionare). Non ci resta che avviare il gioco di nuovo.

“An exception has occurred”… Eri troppo pura per questo mondo, Sayori.

La storia ricomincia da capo, solo che non ci sarà più Sayori. Il giocatore non si ricorderà più di lei e, per fortuna, Monika riesce a distogliere il personaggio principale dal pensare alla povera Sayori. Il giocatore dovrà di nuovo scegliere con quale ragazza dovrebbe passare il suo tempo libero, ma ora le opzioni sono più ridotte di prima: Sayori non è più disponibile e Monika… non è mai stata un’opzione da poter scegliere. Scegli di innamorarti di Natsuki. Scegli di innamorarti di Yuri. Poco cambia poiché moriranno entrambe. Yuri si scoprirà avere un’ossessione per il giocatore che la porterà ad impazzire e, infine, a suicidarsi. Natsuki, invece, verrà uccisa senza alcuna (apparente) spiegazione. Solo Monika è rimasta.

Monika. Non abbiamo più molta scelta se non Monika. E qui si incomincia a intravedere la realtà. Le ragazze non esistono più. La scuola non esiste più. Esiste solo Monika. Just Monika. Quella stessa Monika che si rivolge al giocatore: non parla più al personaggio principale ma al giocatore stesso. Monika era al corrente di essere dentro a un videogioco. Le ragazze erano programmate per innamorarsi del giocatore. Monika era l’unico essere cosciente della realtà del videogioco: lei voleva disperatamente riunirsi con il giocatore e, per farlo, è costretta ad uccidere le sue amiche. Monika è esattamente come il giocatore: sola e bisognosa di affetto. Non mi stupisce che alcune persone nella vita reale si siano innamorate di lei e sono cadute in depressione (da qui, l’avvertenza di non giocare al gioco). Non mi stupisce che Doki Doki abbia avuto un successo così globale nonostante non sia un videogioco “vero”. Monika fa leva sulle emozioni del 90 percento delle persone che si rifugia nei videogiochi per mancanza di contatto umano: questa di certo non vuole essere una critica e non voglio dire che tutti quelli che giocano hanno una mancanza sotto quel punto di vista. Io, però, posso perlomeno parlare di me stesso e, nel mio caso, devo dire che è vero.

Monika… sei un assassino. Io non ti perdono ma ti capisco.

Se non provassi quella particolare sensazione di vuoto e di mancanza, non cercherei di migliorare me stesso con lo studio, il pugilato, il powerlifting e la scrittura. Doki Doki esplora la solitudine come nessun altro gioco e lo fa lasciandoti l’amaro in bocca. Alla fine, il giocatore (noi, il vero personaggio principale) è costretto a ‘uccidere’ Monika cancellando il file del suo personaggio dalle cartella delle proprietà del gioco su STEAM… facendo così, non solo il giocatore si sente in colpa di uccidere un personaggio che considera come ‘vivo e senziente’ ma la meta narrativa (una storia dentro una storia, consapevole di essere finzione) acquista così un nuovo grado di originalità ed efficacia: questi obiettivi non sono cosa da poco.

Il gioco finisce con una nota dolente: nessuno ottiene ciò che vuole: non Monika, non le altre ragazze e neanche il giocatore stesso. Tutti intrappolati in un mondo senza nessuna via d’uscita. Eccetto il finale segreto in cui le ragazze possono trovare un minimo di sollievo. Per sbloccarlo è necessario passare il tempo libero con tutte e tre le ragazze e salvare prima del suicidio di Sayori. Dovete completare il gioco tre volte. Ovviamente non cambierà molto, ma farete felici le tre ragazze che vi ringrazieranno per aver speso il vostro tempo prezioso con loro. Non un lieto fine, ma un qualcosa che accresce di molto la capacità narrativa di un titolo fantastico come Doki Doki Literature Club.

Consigliato? Assolutamente. Potete scaricare il gioco in questione su Steam o sul sito ufficiale del gioco.