Devilman Crybaby rewatch (episodi 1-5)

Devilman Crybaby è stata l’opera che mi ha veramente appassionato al mondo degli anime e dei manga. Una delle creazioni più originali e tragiche che io abbia mai avuto il piacere di sperimentare. Ho visto l’intera serie più di una volta e letto il manga ben più di una volta. A ogni visione e rilettura speravo che le sorti dei protagonisti cambiassero e che, forse, quel ciclo insensato di odio e di violenza cambiasse. Questa, però, non era l’intenzione del geniale creatore Go Nagai.

Ho visto recentemente i primi cinque episodi della serie arrivando a metà dell’opera. Il quinto episodio (Devilman contro Silen per intenderci) è uno dei miei preferiti: la scena di sesso mista a scontro fisico è uno dei momenti più elevati della serie.

Il conflitto mentale dell’umanità di Akira Fudo e la violenza mista a desiderio scaturita dall’unione con il demone Amon producono uno degli scontri più belli della storia degli anime. Ma procediamo con ordine:

Il primo episodio si apre con un piccolo monologo di Ryo: ‘L’amore non esiste….lgià, l’amore non esiste e perciò non esiste neanche la tristezza. O almeno così credevo.’

Ci vengono mostrate due mani intente nel creare qualcosa, plasmando una forma nell’oscurità dello schermo. La voce di Ryo svanisce. Le mani creano luce. Passiamo subito all’infanzia di Akira e Ryo.

Ryo continua il suo monologo spiegando la differenza tra lui e Akira. Ryo è malvisto dalla comunità e non prova pietà o empatia verso gli esseri viventi. Akira è l’esatto opposto: è un bambino dall’empatia così grande che piange ogni volta che qualcuno è triste.

C’è un salto temporale di dieci anni. Ryo corre a tutta velocità sulle autostrade giapponesi.

‘Akira, ho bisogno di te!’ urla a se stesso.

Ancora non sappiamo il motivo.

Sin da subito ci vengono presentati queste due persone che sono agli opposti. Akira era un bambino sensibile e pacifico e tale è rimasto nell’adolescenza. Ryo è un professore in un college americano a 16 anni… ricordiamoci che questo è un anime.

Ryo non ha paura di infrangere la legge e non esita un secondo a reagire se provocato. Ryo si precipita da Akira per richiedere il suo aiuto. I demoni (i veri abitanti del pianeta Terra) si sono risvegliati e hanno intenzione di riprendersi il loro pianeta. Si stanno mischiando nella societa umana ed è impossibile distinguerli. Ryo chiede ad Akira di partecipare con lui al Sabbath, la messa nera in cui i demoni si riuniscono, per poter documentare la loro esistenza e aiutare il genere umano a proteggersi dalla minaccia.

Il sabbath si scopre che è una discoteca in cui sesso, violenza e droghe circolano a fiumi.

In fin dei conti questa è la vera essenza degli umani e non solo dei demoni. I demoni sono attirati dal sangue perciò Ryo comincia a squartare persone indiscriminatamente nella pista da ballo. Il sangue richiama i demoni nascosti nelle forme umane, i quali fanno una strage nel Sabbath uccidendo tutti.

Akira però ha la fortuna di unirsi a un demone. Il suo cuore puro e la sua umanità gli permettono di non essere preda del demone Amon perciò non rinuncia al possesso della sua mente e del suo spirito.

Akira diventa Devilman: un cuore umano dentro un corpo da demone.

Ho riflettuto spesso sulla figura di Akira e il fatto che abbia assimilato i poteri di un demone conservando la sua umanità senza diventare un mostro. Per sopravvivere in questo mondo è indispensabile essere forti e capaci. Per sopravvivere è indispensabile essere dei mostri quando serve… conservando ovviamente un codice morale che ci vieti di essere delle bestie. Akira Fudo era un ragazzo gentile e sensibile (il che è un bene) ma era completamente impreparato ad avere una vita di successo e a farsi valere contro i bulli del quartiere e i pettegolezzi che circolavano nella sua scuola (il che è un male).

Akira ha avuto il coraggio di entrare nel Sabbath dove avrebbe potuto rischiare la vita ma ne è uscito vivo più forte e più saggio.

Non sarà mai più sensibile come prima dato che ha dovuto perdere parte della sua innocenza rendendosi conto di quanto il mondo sia brutale e di quanto i demoni siano pericolosi, ma è riuscito a conservare gran parte della sua identità basata sull’empatia e l’amore per il prossimo.

Essere dei mostri è indispensabile per sopravvivere ma conservare la propria umanità nel processo è altrettanto importante. A volte gli umani sono ancora più disgustosi dei demoni poichè si lasciano sopraffare dalle proprie paure e dalle proprie debolezze mentre i demoni sono creature pure dato che pensano solo ad uccidere e nutrirsi. Per essere davvero forti è indispensabile avere entrambe le componenti che distinguono un demone (forza, ambizione, fame e voglia di vincere) e quelle che dovrebbero distinguere un umano (sensibilità, gentilezza ed empatia)… in sostanza, diventare un Devilman. Indossare colori neri per portare la luce (come Akira) e non il contrario come la sua controparte (Ryo).

Devilman Crybaby- anime of the year (2018)

“L’amore non esiste… o così credevo”

Prima o poi doveva arrivare questo giorno. Il giorno in cui avrei parlato dell’anime che ha acceso la mia passione per l’animazione giapponesi. Devilman Crybaby catturò subito la mia attenzione per la fantastica- quanto strana – direzione artistica, animazione e colonna sonora. Seriamente: la colonna sonora di Devilman che sembra uscita da un remix di Tekken, Hotline Miami e Stranger Things.

La trama, invece, appariva a prima vista come un qualcosa di già visto: il timido Akira non è bravo negli sport o nello studio, non sa combattere e non sembra di certo qualcuno che possa vestire i panni dell’eroe. Tutto questo, però, cambia quando viene inghiottito da un demone: il potente Amon. Il pavido Akira si fonderà con il demone e ne otterrà i poteri lasciando intatto, però, la sua coscienza da umano. Un demone nel corpo di un umano con un animo ancora umano. Ovviamente non sarà il solo a subire questa sorte, nonostante la grande maggioranza degli umani che si fondono con i demoni soccombano, abbandonando la loro anima ma preservando il loro corpo che sarà abitato da un demone. Akira userà i suoi nuovi poteri per proteggere l’umanità dai malvagi demoni, i quali vogliono conquistare il mondo… una descrizione un filino cliché. Potrebbe benissimo essere la trama di spider-man. Uno sfigato viene morso da un ragno, diventa un badass e annienta i criminali con i suoi nuovi poteri. Tuttavia, dopo la prima metà della prima puntata, si scopre che Devilman Crybaby è diverso. Diverso in maniera sostanziale a qualsiasi supereroe mai concepito prima… cosa piuttosto scontata dato che il manga originale su cui è basato Devilman Crybaby è del 1973. La storia è la stessa ma ambientata ai giorni nostri.

Il gore, la violenza, il sesso e i continui riferimenti alla religione cristiana fanno di Devilman Crybaby un prodotto coraggioso e innovativo che vuole a tutti i costi lasciare qualcosa di nuovo e mai visto nell’ambito dell’animazione giapponese. Il fulcro dell’intera opera ruota intorno alla relazione di profonda amicizia che lega Akira, il protagonista, e Ryo: un professore universitario genio di sedici anni che cerca la causa della venuta dei demoni sulla terra (… detto così suona ridicolo, ma è un personaggio meraviglioso).

L’anime interroga lo spettatore sulla vera natura degli esseri umani, donandogli risposte impregnate di nichilismo e di sottile speranza che andrà a culminare in un finale che lascia ben poco spazio a quest’ultima. Sono davvero i demoni la minaccia che deve affrontare l’umanità o gli esseri umani stessi? Come scoprire chi è demone o chi non lo è? Possono la bontà e la fiducia degli umani superare l’isteria, la paura e la diffidenza che aleggia nel mondo? Devilman Crybaby non potrebbe essere più rilevante come al giorno d’oggi.

Il bene e il male. Il bianco e il nero che si scambiano i ruoli.

Ovviamente, una recensione su Devilman sarebbe inconcludente senza parlare della caratterizzazione dei personaggi (che, per inciso, ho trovato migliore nell’anime che nel manga). In dieci episodi, gli sceneggiatori sono riusciti a narrare l’epica storia di Go Nagai in una maniera che sembra essere più efficacie del manga stesso. Viene dato spazio a Miki Makimura, la cotta di Akira che frequenta il suo liceo e la sua casa, l’ambiguo Ryo viene dipinto con varie sfumature che riescono a descrivere il suo carattere in tutta la sua completezza, i rapper (aggiunta originale di Go Nagai) e le loro parole riescono ad amplicare l’atmosfera cupa e senza speranza che farà da padrona negli ultimi episodi di Devilman. Le scene di sesso e violenza esagerate all’ennesima potenza sono servite a descrivere gli istinti primordiali dei demoni che agiscono -all’apparenza- solo per appagare i proprio desideri. In conclusione, ho trovato Devilman un trionfo dall’inizio alla fine. Un piccolo gioiello con piccoli errori di direzione artistica che non influenzano minimamente sull’esperienza che regala questo anime.

Due parole sul finale: fantastico. Mi ha lasciato un vuoto dentro che solo Neon Genesis Evangelion è riuscito a regalarmi. La relazione tra Akira e Ryo è tra le più belle che io abbia mai visto in qualsiasi forma di media. Nel caso in cui decideste di imbarcarvi in questo viaggio: fate attenzione alle immagini con cui si apre l’episodio. Lo spettatore più attento rivelerà delle analogie con il finale che spiegheranno un retroscena molto importante su questa opera.

SPOILER:

Ryo si rivelerà essere l’angelo esiliato Satana (reincarnato dopo essere esiliato da Dio). Inconsapevolmente, ha guidato l’esercito di demoni contro l’umanità. Dopo aver ucciso l’amore di Akira (e tutti gli esseri imani ormai resi follia dalla paura), Miki Makimura, propone ad Akira di allearsi con lui e vivere in un mondo di soli demoni. Ryo, infatti, è innamorato di Akira.

Akira, ovviamente, rifiuta e decide di combattere contro Ryo-Satana. Akira recluta tutti i Devilmen del mondo (coloro che hanno i poteri dei demoni ma con l’anima umana ancora intatta). Lo scontro dell’Apocalisse ha inizio. Akira contro Satana. Bontà contro malvagità. Potenza divina contro rabbia e odio. Tuttavia… questa battaglia era decisa sin dall’inizio. Satana è troppo potente. Inconcepibile come si possa anche solo pensare di batterlo. Mentre demoni e Devilmen si massacrano tra di loro, Ryo e Akira giungono alla fine del loro scontro di amore e di odio. Tutto è silenzioso. Nessuno parla se non Ryo che è sdraiato su una spiaggia assieme al suo amico Akira.

Primo piano.

Vediamo solo i volti dei due.

Ryo spiega ad Akira perchè tutto è silenzioso: sono tutti morti- demoni, umani, devilmen. Sono solo loro. Ryo continua e dichiara i suoi sentimenti ad Akira. “L’amore non esiste o così credevo. Se non esiste l’amore e neanche la tristezza… perchè sto piangendo, Akira?” Il primo piano svanisce. La camera si allontana e rivela il cadavere di Akira diviso a metà. Satana ha vinto la battaglia. Stringe il cadavere di Akira a se e piange mentre Dio invia gli angeli a punire Satana per ciò che ha fatto e a creare una nuova vita in cui la storia viene ripetuta. Ancora. Ancora. E ancora. In un eterno loop con lo stesso finale. Satana uccide gli esseri umani, si innamora di Akira Fudo, si pente e ricrea il circolo. Che Dio lo faccia per punire Satana? Lo vuole punire perché ha scelto l’odio al posto dell’amore? Ryo prenderà mai il baton da Akira? E chi può dirlo. So solo che un finale del genere è perfetto per sintetizzare l’anima dell’umanità: siamo impegnati a cercare scontri e guerre inutili in cui non c’è mai un vincitore ma solo vinti.

Voto personale: Undici su dieci (caratterizzazione dei personaggi ottima; soundtrack indimenticabile; stile artistico originale; storia semi-banale che si trasforma gradualmente in un capolavoro).

Voto obiettivo: Otto su dieci (incertezze tecniche; disegni discutibili – soprattutto la caratterizzazione dei demoni; buchi di sceneggiatura; cambio di storia tra la fonte originale che convince in alcune parti ma fa un cattivo lavoro in altre. In poche parole: un capolavoro tecnico discutibile che non mina però l’intera esperienza.)