Dragonball, lo-fi and Starbucks

One of my favorite places in Milan is Starbucks Reserve. It’s not a normal Starbucks but a mix between a coffee shop and a roastery where you can drink a first-rate coffee blend. It is not the kind of place that I would have discovered on my own, and for this I have to thank my job that allowed me to write a story about it. And if there is one thing I love to mix with my coffee, that’s lo-fi. Holding a steaming cup of coffee in my hands while listening to lo-fi playlists is a ritual I indulge in every Sunday. It would be heaven on earth if it wasn’t for all the customers, but meeting lots of people is quite a high risk in Starbucks. It would be like complaining about the queue at McDonald’s.

On this particular day, with headphones ringing out the remixed openings of Dragonball in the Japanese version, I think back to my childhood and how similar I was to Goku as a kid: thoughtless, cheerful, combative, full of energy and stupid.

I can’t help but think that something must have gone wrong. I don’t have a bad life. I’d even be on the verge of saying that I like the life I’ve created for myself. Still, I can’t stop feeling like I’m living below my potential: I had something as a kid that, trauma after trauma, mixed with loneliness, may never come back.

I have tried many things: boxing, working hard like Elon Musk (or at least pretending), cultivating hobbies, friendships, relationships and so on. I’ve really put a lot of effort into this kind of stuff (even now all these activities take up a large part of my time) and my life has improved exponentially.

But this feeling still remains. Skipping even a workout, neglecting even for an hour my projects and small set backs that happen from time to time inevitably lead me to remember bad moments in my life that I could have avoided if I had been just a little stronger and smarte. I wonder how much more I can punish myslef for the mistakes I made in high school. It’s now been 8 years and I still use that stuff for motivation. It makes me survive but, at the same time, it consumes me. I am more present in the past than in the present (haha).


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This brings me back to a quote from Godor, blacksmith of Berserk: “Hate is one of those places where people who can’t face sadness seek comfort. Seeking revenge is like sharpening a blade rusted by blood by immersing it in a pool of blood. To mend the blade of your heart rusted by sadness, you’re sinking it in blood. But the more you sharpen it, the more it rusts. And the more it rusts, the more you sharpen it. In the end, you’ll be left with just a handful of rust.”

I have no hatred and certainly I have no desire for revenge but I still feel that reliving those memories every day is rusting me. Maybe I think they motivate me but, probably, they are just slowly wearing me down. In a way, I am grateful I had those negative experiences. I am convinced that those who have seen the negative side of life can also be able to see the most beautiful one. However, this requires a lot of work, commitment and even a certain amount of delusion.

It’s one of the reasons I’ve always liked Goku: he always believes he can defeat the next opponent no matter what. He certainly isn’t gifted with intelligence and sometimes he should have run away (fortunately there are dragon balls) but his stubbornness led him to literally become a God. It is no coincidence that many shonen protagonists are so incompetent at the beginning ( Naruto, Luffy) are built on this model: they are essentially losers with a heart of gold united by the desire to become stronger and stronger. It wouldn’t be bad if I were more like them. However, as I said before, my life has improved over the years and this, in itself, is a small victory.

Dragonball, vivere nel passato e sfuggire al presente

Uno dei miei posti preferiti a Milano è lo Starbucks Reserve a Cordusio. Non è uno Starbucks normale bensì una via di mezzo tra una caffetteria e una torrefazione dove poter osservare la lavorazione del caffè mentre si beve una miscela scelta di prim’ordine. Non è il genere di posto che avrei scoperto da solo e per questo devo ringraziare il mio lavoro che mi ci ha indirizzato per farci un pezzo di cronaca.

E se c’è una cosa che adoro associare al caffè, questo è il lo-fi (sta diventando un blog tematico, eh?). Stringere tra le mani una tazza fumante ascoltando playlist come questa è un rituale che mi concedo ogni domenica. Sarebbe un paradiso in terra se non fosse per tutti i clienti, ma incontrare persone è un rischio piuttosto alto quando ci si reca da un marchio del genere. Sarebbe un po’ come lamentarsi della fila al McDonald.

Comunque sia, in questo particolare giorno, con le cuffie che risuonano le intramontabili sigle di Dragonball in versione giapponese, ripenso all’infanzia e di quanto fossi simile a Goku da bambino: senza pensieri, allegro, combattivo e pieno d’energia.

Non faccio a meno di pensare: qualcosa deve essere andato storto. Non ho una brutta vita. Sarei persino sul punto di dire che mi piace l’equilibrio che mi sono creato. Tuttavia, non riesco a smettere di avere la sensazione di vivere al di sotto delle mie potenzialità: un qualcosa che avevo da ragazzino e che, trauma dopo trauma, imbastito con un po’ di solitudine che sta bene con tutto, potrebbe non tornare mai più.

Ho provato molte cose: boxe, buttarmi sul lavoro, coltivare hobby, amicizie, rapporti e così via. Mi ci sono impegnato davvero molto (ancora adesso tutte queste attività occupano una gran parte del mio tempo) e la mia vita è migliorata esponenzialmente. Ma questa sensazione rimane. Saltare anche un allenamento, trascurare anche solo per un’ora i miei progetti e piccoli set back che accadono di tanto in tanto mi portano inevitabilmente a ricordare brutti momenti della mia vita che avrei potuto evitare se fossi stato solo un po’ più forte, intelligente e capace. Mi domando quanto ancora possa punirmi per gli sbagli che ho fatto al liceo. Sono passati ormai 8 anni e uso ancora quella roba come motivazione. Mi fa sopravvivere ma, al tempo stesso, mi consuma. Sono più presente nel passato che nel presente (ahah).

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Ciò mi riporta a una frase di Godor, fabbro di Berserk: “L’odio è uno di quei luoghi in cui la gente che non riesce ad affrontare la tristezza cerca asilo. Vendicarsi è come affilare una lama arrugginita dal sangue immergendola in un lago sempre di sangue. Per riparare la lama del tuo cuore arrugginita dalla tristezza, la stai inabissando nel sangue. Ma più l’affili, più si arrugginisce. E più si arrugginisce, più l’affili. Alla fine rimarrai solo con un pugno di ruggine”.

Non nutro odio e non ho certo desideri di vendetta ma sento comunque che rivivere ogni giorno quei ricordi mi stia arrugginendo. Forse credo che mi motivino ma, più probabilmente, mi stanno solo consumando lentamente. In un certo senso sono grato di aver vissuto quelle esperienze negative. Sono convinto che chi ha visto il lato negativo della vita possa anche riuscire a vederne quello più bello. Questo però richiede molto lavoro, impegno e anche una certa dose di illusione.

È uno dei motivi per cui mi è sempre piaciuto Goku: lui crede sempre di potercela fare e sconfiggere il prossimo avversario. Non brilla di certo di intelligenza e a volte avrebbe fatto meglio a scappare (fortuna che ci sono le sfere del drago) ma la sua caparbietà lo ha portato a diventare letteralmente un Dio. Non a caso molti protagonisti shonen sono così poco competenti all’inizio. Anche Naruto e Luffy sono costruiti su questo modello: si tratta essenzialmente dei perdenti dal cuore d’oro accumunati però dal desiderio di diventare sempre più forti. Non sarebbe male se fossi più simile a loro. Detto questo, come accennato prima, in questi anni la mia vita è migliorata e questo, già di sé, è una piccola vittoria.

Lo-fi a Venezia: fuochi d’artificio e ricordi

L’anno scorso ero a Venezia con una ragazza a cui tenevo molto per il Festival dei fuochi d’artificio. Non sono il tipo di persona a cui fa piacere pensare spesso al passato ma questo è uno dei pochi ricordi che vale la pena di rivivere. Specialmente in notti come questa dove non c’è molto da fare e a farmi compagnia ci sono solo il tè e lo-fi. Abbiamo trascorso tre giorni pieni a visitare la città. Era la sua prima volta ed io c’ero già stato in occasione del Carnevale più di dieci anni nel periodo delle medie.

La compilation di lo-fi che mi ha portato a scrivere questa breve riflessione

Avevamo preso una stanza vicino la stazione di Mestre e per arrivare al centro dovevamo servirci di un autobus. Mi ero scordato di quanto fosse bella come città. Passeggiare tra i cunicoli e le strette vie che portavano in vicoli ciechi bloccati dagli innumerevoli canali era ciò che preferivamo. Dopo aver svolto le solite attività da turista, abbiamo passato ore intere all’interno dei vari stand della Biennale, in cui venivano ospitate mostre volte a rappresentare ogni espressione artistica. Non sono esattamente un fan dell’arte moderna ma alcune istallazioni erano davvero notevoli.

Una sera l’abbiamo trascorsa in una spiaggia poco lontana dal centro della città. X (prima lettera del suo cognome) si era stancata della calca intorno a Venezia e non potevo darle torto perciò mi ha trascinato in questo lembo di sabbia su Google Maps.

Abbiamo attraverso un piccolo pontile dimesso e abbandonato da tutti. Il sole stava per tramontare. Avete presente quando i colori del cielo assumono una tonalità rossa e violacea in prossimità del mare e le scie degli aerei che passano disegnano quelle linee quasi fosforescenti nel cielo come evidenziatori su un foglio azzurro?  Non è raro vedere uno spettacolo del genere in una città marittima.

Nonostante sia nato in una cittadina vicino al mare questo colore mi ha sempre portato sensazioni malinconiche. Come ho detto, non mi piace pensare al passato perché la grande maggioranza dei ricordi legati al periodo della mia adolescenza non sono il massimo. La mia vita è cominciata a 18 anni e, fortunatamente, da allora, ho avuto esperienze più che positive. Non sono il mio passato ma alcune esperienze vanno custodite con gran cura nella propria mente. Questo è quello a cui penso mentre ascolto lo-fi. Non sono neanche una persona da foto ma ci tengo a condividere quel tramonto nella fase più avanzata.

Dopo un tempo indefinito ci siamo alzati e incamminati lungo il centro per osservare i fuochi d’artificio nonostante, dopo quel tramonto, siano passati in secondo piano. Yare yare. A volte credo il lo-fi sia la cosa più simile ad una macchina del tempo che ci sia. Sento ancora il profumo del mare, la tenue luce del sole che tramonta sulla mia pelle e il tocco di X che aveva freddo nonostante il caldo il luglio. Più ci penso, più sembra un film Ghibli.

Distolgo lo sguardo per un attimo dal computer e blocco la musica. Respiro e guardo la mia scrivania: una tazza da tè ormai vuota, un quaderno, una penna, un evidenziatore, un paradenti Leone e un paio di cuffie sono tutto quello che trovo. È sempre difficile tornare alla realtà e al presente ma è lì che si formano nuovi ricordi. Sono le 23:10 e forse ho ancora tempo per restare a Venezia in compagnia di X. Ancora una mezz’ora.

Il mio lo-fi

Durante le vacanze di Natale la biblioteca della mia Università era aperta ventiquattr’ore su ventiquattro. In quel periodo invertivo il giorno con la notte e varcavo le porte della biblioteca intorno a mezzanotte. Le sale erano completamente vuote. In quel periodo dell’anno tutti se ne tornano a casa dai propri genitori. Chi è che rimarrebbe da solo in una cittadina del Galles dove piove sempre nel periodo di Natale? Solo io e un orfanello con una cicatrice sulla fronte a forma di saetta.

Lo-fi, Monster e tempi andati

C’è qualcosa di magico nello stare da soli in una biblioteca mentre fuori piove e la pioggia scende lentamente sulle vetrate a mosaico raffiguranti due leoni rampanti (il simbolo dell’università). Ci sei solo tu.

Tu, te e te stesso seduti in un tavolo immenso da quindici persone. Il rumore del tuo respiro e della pioggia accompagnano le parole che scrivi insieme alla ronda del custode notturno che si fa vedere ogni due ore e ti offre una porzione dello spuntino preparato dalla moglie (arrosto con patate). La ventola di areazione del tuo portatile fa il suo lavoro (quasi) silenziosamente.

Passano ore.

Ho finito il lavoro per cui avevo sentito il bisogno di entrare in biblioteca (un tema sul cinema francese di Godard o qualcosa del genere) ma non voglio andarmene. Non piove più. Non voglio andare a casa. Apro il computer, digito ‘youtube’ e tra i video consigliati c’è un’immagine accattivante di una ragazza con le cuffie che studia china sui libri. Il titolo è: ‘Lofi hip hop mix Beats to Relax Study to 2018’.

Ci clicco sopra senza pensarci troppo e guardo le ultime gocce di pioggia colare dal mosaico di fuori. Il tempo vola. Non faccio neanche caso alla musica che non riesco a capire se sia malinconica, rilassante, triste o un curioso mix tra le tre. Penso alla fortuna che ho avuto ad andarmene di casa e non tornare per tre anni di fila. Penso a quanto sia bello vivere in un posto che mi piaccia sul serio. Infine penso a quanto sia bello il semplice fatto di essere semplicemente in vita. Mi alzo dalla sedia, cammino per quindici minuti fino al distributore automatico e mi concedo una Monster gelata al modico prezzo di due sterline e dieci. Ritorno al mio posto, stringo la lattina ricoperta da una patina di ghiaccio con entrambe le mani fino a quando non perdo parzialmente la sensibilità nelle dita e bevo un sorso.

Probabilmente questo è uno dei ricordi più belli della mia vita.

Al minuto ’09:05′ del video Lo-fi vedo sorgere l’alba. La cittadina è completamente addormentata. I lampioni rischiarano la fitta nebbia che avvolge quel posto tanto simile a Silent Hill. Il signor custode mi saluta e io ricambio. Apro la finestra dall’altro lato della biblioteca e il profumo dell’erba tagliata bagnata dalla pioggia mi sveglia più della Monster.

Tutto questo è successo più di tre anni fa sullo sfondo musicale del genere Lo-fi. Ogni volta che la ascolto ripenso a quella notte e a quel periodo fatto di solitudine e riflessioni. Quanto mi manca.

Yare yare. Perché apprezzo veramente qualcosa solo quando non ce l’ho più?

Non che questo abbia importanza. Fino a quando avrò una lattina di Monster, un foglio bianco e musica riuscirò sempre a vedere un’alba magnifica.