The Black Swordsman- il potere del passato

Saluti, fellow strugglers. Incominciamo con un piccolo riassunto della trama fino adesso: un gigante vestito di nero è in viaggio per ottenere la sua vendetta contro qualcosa che il lettore comincia a sospettare che non sia interamente umano. Assistiamo all’immensa forza dello spadaccino nero contro una ventina di uomini. A fargli compagnia, l’elfo Puck che ha liberato dalla prigionia di alcuni mercenari. Tuttavia Guts è stato rinchiuso nella prigione di una fortezza per aver dato noia a un potente lord. Come detto precedentemente, voglio focalizzarmi sull’analisi dei personaggi piuttosto che entrare nel dettaglio della narrazione di Berserk. Perciò, perdonatemi se salto alcuni momenti: l’opera è lunga…e incompleta. Fellow Strugglers, bentornati sul Game of Thrones dei manga.

Il marchio del sacrificio e il passato di cui Guts è letteralmente preda

Nonostante il Guerriero Nero sia solo il primo capitolo di una lunghissima serie è incredibile quanto ci sia da dire. D’altronde, i primi concetti vengono introdotti e neanche Miura stesso aveva una precisa idea di dove sarebbe andato a parare. Ma procediamo con ordine. In questa immagine notiamo per la prima volta un primo piano del “marchio del sacrificio”, un simbolo inciso nella carne di Guts che sembra sanguinare ogni volta che un apostolo si trova nei paraggi. Un simbolo che rimanda direttamente al motivo per cui Guts ha intrapreso un viaggio dal quale, con ogni probabilità, non potrà fare più ritorno (ritorno da dove, poi?). Guts, aiutato da Puck, riesce ad uscire dalla prigione e a combattere l’apostolo che pare abbia una forza sovrumana e un aspetto tutt’altro che amichevole. Guts riesce a prevalere con la sua rabbia e la sua determinazione.

“Dove sono i cinque della mano di Dio?” chiede all’apostolo morente con un sorriso da psicopatico mentre si lecca il sangue dalle labbra. Non c’è risposta mentre l’apostolo muore in un lago di sangue tra le risate di Guts. Qui, l’elfo Puck dà prova di una delle abilità degli elfi: riesce a percepire le emozioni degli umani. Nel caso di Guts: rabbia, tristezza, paura e ancora rabbia. Il contrasto è così forte da far piangere Puck. Si rende conto che ciò che ha reso Guts un tale mostro di cinismo, ira e volontà è racchiuso nel suo passato e nel marchio che porta sul collo. La stessa volontà, determinazione e cinismo che accomuna Griffith: la stessa faccia della medaglia di Guts.

Lo spadaccino nero si lascia alle spalle una nuova scia di cadaveri e si appresta a trovare un posto per addormentarsi. Eppure, come presto si scoprirà, non è semplice per chi è segnato dal marchio del sacrificio dormire sonno tranquilli. Gli incubus,spiriti maligni che provocano degli incubi nelle persone per nutrirsi delle loro paure, lo perseguitano.

Il passato di Guts gli impedisce di vivere una vita normale persino “fisicamente”. Il tema di convivere con i mostri del proprio passato è onnipresente in Berserk. Come Donovan avrà sempre un posto speciale nei peggiori incubi (materiali e non) di ‘Guts’ anche Griffith, l’Eclissi, il senso di perdita (Caska), inadeguatezza (non essere riuscito a salvare la Banda dei Falchi), tristezza sono talmente radicati in Guts da uscire dai confini della sua mente. Come il movimento letterario dei romantici faceva coincidere le condizioni atmosferiche con lo stato d’animo dei loro protagonisti (Goethe faceva piovere per esasperare la psiche di Werter), Berserk fa qualcosa di simile spingendosi oltre. Infatti, lo stato d’animo di Guts ‘distrugge’ i limiti del suo pensiero riversandosi nella sua realtà. Probabilmente il paragone con i romantici è stato azzardato. Piuttosto, direi che l’espressionismo è ciò che contraddistingue Berserk. Ad esempio, nel film Das Cabinett des Doctor Caligari, la psiche del protagonista viene riversata nell’ambiente fisico.

Tutto appare distorto come la sottile psiche del protagonista.
La mano di Dio. God Hand. Il mondo opposto alla realtà riflette le allucinazioni di Guts e il suo senso di smarrimento. Al contrario dell’espressionismo, però, in Berserk l’elemento di interiorità ed esteriorità dei personaggi e dei loro sentimenti diventa parte della trama.

Dovrebbe suscitare poca sorpresa che gli ambienti riflettano le paranoie dei protagonisti. Messa sotto la lente d’ingrandimento, Berserk è una grande introspezione dei due personaggi principali: Guts e Griffith. Mi dilungherò su quest’ultimo in seguito spendendo qualche parola sulla Golden Age, sull’infanzia di Guts e su come il suo passato e i suoi traumi abbiano plasmato il carattere forte, distaccato e all’apparenza freddo che abbiamo imparato a riconoscere nei primi due capitoli di Berserk. Da preda a predatore a preda a predatore. L’evoluzione di Guts sembra oscillare sempre tra queste due definizioni. Il senso di confusione, angoscia e traumi che lo accompagnano sin dai tempi dello stupro di Donovan si sono poi acuiti con l’Eclisse e il sacrificio perpetrato da Griffith. Ho sentito spesso dire come i primi capitoli di Berserk descrivano male il carattere di Guts rendendolo un teenager ribelle e negativo nei confronti della vita. Sono d’accordo in parte. I primi capitoli, se presi singolarmente, non riflettono ancora il capolavoro che prenderà il nome di Berserk. Non parlo solo della scrittura, ma anche- e soprattutto- dei disegni. Tuttavia, se si guarda l’opera come un insieme, i primi capitoli riguardanti il Black Swordsman appaiono come una grande rivelazione del personaggio di Guts e di come ripeta mentalmente a se stesso il mantra “debolezza è sinonimo di morte”: non vuole lasciare che si ripeta una nuova Eclissi. Non vuole soccombere ancora.

La filosofia del primo Guts. “Andiamo, suicidati,” enuncia semplicemente lo spadaccino nero in vista della principessa in lacrime che ha salvato da un apostolo.

Piccola considerazione personale: credo che frasi come queste elevino Berserk non solo come uno dei migliori fumetti mai creati, ma anche come una delle migliore guide di self-help che esistano al mondo. La versione semplicistica del detto, “Questo è un mondo crudele e ti ucciderà se glielo permetti,” non si rivela così troppo semplicistica in fin dei conti. La debolezza non è una scusa e porterà solo a noie. Non dico di essere come Guts, ma, nel corso dell’opera, scopriremo come anche solo metà delle cose che ha passato lo spadaccino nero avrebbero portato al suicidio una persona normale. Guts è la personificazione della forza e di tutti coloro che combattono cause perse. Credo di averlo detto già un paio di volte, ma penso che noi tutti dovremmo imparare di più da lui. Da quando lo conosco e faccio parte del suo viaggio, mi faccio spesso forza pensando: “Se ci riesce lui, perché non dovrei riuscirci io?” E prima che mi diciate che è un personaggio finto (vero), che il suo carattere è ‘scritto’ per non arrendersi mai (vero) e che, in ogni caso, non ho neanche sperimentato un quarto delle sue sofferenze (vero, vero, vero)…. rispondo che c’è sempre da imparare. Non importa se un mondo non esiste o se i personaggi che lo animano sono dei disegni di carta. Si può prendere spunto da qualsiasi immagine per migliorare la propria vita.

Un esempio? Quest’uomo ha migliorato la propria salute mentale e fisica ispirato dall’allenamento di Saitama in One Punch Man (100 flessioni!100 addominali!100 squat! 10 chilometri di corsa! Ogni singolo giorno!)

http://digg.com/2019/train-one-punch-man

Ho scritto nella mia introduzione che avrei spiegato nel corso di questo blog di come gli anime e i manga mi hanno aiutato a prendere una posizione nella mia vita. L’allenamento fisico è stata la chiave di volta per lasciare il me del passato (quello con il marchio del sacrificio, per intenderci) alle spalle. Ma immagino che questa sia la storia per un’altra volta.

Siate come Guts, Strugglers! Se lui può continuare il suo viaggio, possiamo farlo anche noi.

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