Forse sei un veterano dell’odissea di Miura che aspetta dall’epoca di Big Boss lo scontro finale tra Guts e Griffith o, forse, stai per muovere timidamente i passi verso Berserk perché hai sentito dire da qualche parte che ha ispirato Dark Souls. In ogni caso, addentriamoci dentro la fitta foresta narrativa che risponde al nome di Berserk.

Berserk incomincia in medias res. Non sappiamo nulla del giovane guerriero dagli abiti neri che attraversa le porte dei numerosi castelli dal sapore medioevale in compagnia della sua spada. Beh… non proprio una spada. Quella cosa era troppo grande per essere una spada. Era più simile a un ammasso di metallo, tanto pesante quanto lo era l’uomo che lo portava. In questa prima parte, però, dimenticatevi delle risposte pronte. Per fare un parallelismo con una delle mie opere letterarie preferite, La Torre Nera, i primi capitoli non sono altro che un assaggio dello stile dell’autore che preferisce introdurre il lettore in un universo narrativo di ampio respiro senza però annoiare con dettagli che verranno scoperti con calma. Più avanti. Lungi da me rovinare l’esperienza di leggere per la prima volta Berserk (niente spoiler ovviamente), tuttavia è chiaro sin dalle prime battute dello spadaccino nero che il nostro eroe è in cerca di vendetta. Contro chi? Contro cosa? Calma. Prima di rispondere anche solo a una di queste domande, è necessario accompagnare Guts in un piccolo (immenso) bagno di sangue.
Ecco un piccolo aneddoto che vi sento di raccontarvi: Guts entra in una taverna; dei banditi si divertono a torturate un elfo (molto kawaii); Guts trucida i banditi assoldati da un politico di spicco; le guardie della città arrivano per fermare Guts; Guts trucida le guardie della città- una decina- e finisce prigioniero. L’elfo cerca di liberarlo ma Guts rifiuta perchè annoiato dalla sola presenza di un essere tanto debole da non riuscire a difendersi.

Da queste prime scene possiamo capire in largo anticipo i temi dell’opera di Berserk. Violenza. Traumi. Sesso. Innocenza. Forza. Guts si inoltra senza paura in un mondo dominato da un’atmosfera ostile, malvagia e senza pietà per coloro che non possiedono la forza di combattere. Il fatto che abbia salvato Puck, l’elfo che diverrà un suo compagno di viaggio, dimostra che il suo animo non è ancora completamente corrotto dal suo innominabile passato e dal senso di vendetta che anima ogni fibra del suo corpo. Tuttavia, siamo alla presenza di un uomo forte ma completamente distaccato dalla vita. Guts ha chiuso il suo cuore a doppia mandata dentro una gabbia di cinismo e disprezzo.

A sinistra, l’elfo Puck
Ma, come ho già detto, non tutto è perduto. Il suo flebile rapporto con Puck introduce un lato del suo carattere che verrà ripreso ampiamente nei capitoli della Golden Age: Guts è, infatti, un protettore. Nonostante Guts odi ammetterlo, (probabilmente… non sono suo amico) proteggere e vegliare sulle persone che non possono farlo sarà un legame che verrà difficilmente meno nella sua travagliata relazione con Caska. Nonostante Guts cerchi di allontanare la compagnia di Puck con ogni mezzo, i due si ritroveranno compagni nella truculenta caccia agli apostoli che sono in qualche modo legati al passato dello spadaccino nero. Apostoli… persino dei suoi nemici si sa ben poco se non che abbiano una forma demoniaca simile a questa.

Tuttavia, il vero nemico di Guts è ben più temibile di questi mostri. Girovagando per le Midlands, le terre dove la storia si svolge, il profilo di Guts acquisirà sempre più sfumature fino a culminare con l’incontro tanto atteso con il suo nemico giurato. Il falco delle tenebre. Griffith. La nemesi di Guts. Il Satana di Akira Fudo. Il Dio Brando di Jotaro Kujo. Membro di un gruppo di divinità chiamate con il nome di “God-hand”, la mano di Dio. Ma è ancora presto per raccontare nel dettaglio la storia della volontà e della forza di un uomo contro il destino più atroce e orribile che si possa immaginare.
Per il momento, ecco quel che sappiamo dello spadaccino nero:

Una protesi che funge da cannone. Vestiti neri quasi quanto la sua anima. Un’abilità con la spada fuori dal comune: il guerriero nero è capace di uccidere un gruppo di cento uomini con relativa semplicità. Un dettaglio sul quale vorrei soffermarmi: come avrete sicuramente notato, l’occhio destro di Guts è chiuso, accecato. Il volto serio, arrabbiato e profondamente provato dalla vita è deturpato da un occhio che (come avremo modo di poter leggere più avanti nella saga) rimane chiuso al presente, eterna memoria di un passato dal quale cerca disperatamente di sfuggire. Un occhio che non viene mostrato aperto e bianco ma chiuso con tale forza da risultare una piccola fessura nera. D’altronde il nero è un colore estremamente simbolico per Guts: rappresenta l’assenza del colore e della vita, un chiaro segno caratteristico della presenza della morte di Guts sin dall’inizio della Golden Age. Il pellegrino vestito di nero, lo spadaccino nero la cui sola presenza sembra attirare i demoni del suo passato che attanagliano il suo presente e il suo futuro. Simile a Violence Jack. Simile, anche, al crociato incappucciato Batman. Lo spadaccino nero: un uomo costretto a diventare demone per sconfiggere i suoi nemici. Il falco bianco divenuto ben presto il falco delle tenebre come per rimarcare il legame indissolubile che lega Guts e Griffith.

Nel prossimo articolo, mi soffermerò brevemente sull’importanza delle azioni del Guts del passato (colui che non abbiamo ancora conosciuto) e come esse si ripercuotono nell’universo magnificamente illustrato da Miura. Incubus… Incubi che tormentano l’eroe scelto come agnello sacrificale da un potere molto più in alto di lui.
A presto, Strugglers.