Shamo: le arti marziali che uccidono

Ryo Narushima è uno studente modello con tutto ciò che un sedicenne potrebbe volere: ottimi voti, una famiglia perfetta, una condizione sociale agiata. Tutto questo, però, svanisce nel nulla quando decide di uccidere entrambi i genitori a coltellate.

Il motivo, chiederete? Nessuno.

Almeno all’apparenza.

Ryo viene condannato a spendere due anni della sua vita in prigione. Ryo non è proprio quello che si definirebbe un duro. Nonostante abbia ucciso i suoi genitori senza rimorso, la sua personalità sembra essere pacifica, accondiscendente e, almeno per il momento, debole.

Sin dal primo giorno diviene bersaglio di alcuni dei detenuti della prigione. Viene picchiato, deriso e violentato. Tuttavia, l’incontro con il detenuto Kurokawa (uno dei più grandi karateka del Giappone) cambia il destino di Ryo. Affascinato dal karate, il parricida dedicherà anima e corpo a un allenamento massacrante per diventare più forte e tenere testa al suo destino avverso. Fortificare il proprio corpo e renderlo un arma per sopravvivere. Un agnello che diventa un lupo. Al contrario della maggioranza dei manga, Shamo non ruota intorno a un personaggio positivo. Ryo non è animato da un sogno o dal desiderio di proteggere qualcuno. L’obiettivo di Ryo è quello di sopravvivere, di diventare ciò che più odia per potersi guadagnare il lusso di respirare un altro giorno. Ryo è solo. Completamente. Può solo affidarsi alle sua forza per continuare a vivere. Tutta la prigione è contro di lui. Si è fatto molti nemici. Nessuno vuole che l’assassino dei suoi genitori torni nella società e faranno di tutto per ucciderlo… esattamente come lui farà di tutto per rimanere in vita.

Contro ogni pronostico, Ryo riesce a rimanere in vita per due anni e ottiene la sua vendetta contro gli altri detenuti. Ora lo aspetta il mondo vero. Un timido agnello entra in una prigione per poi uscirne come una tigre. Che sia una sottile critica al sistema giudiziario nipponico? In ogni caso, Ryo è preda della sua incontenibile rabbia repressa che lo indirizza nel cuore pulsante della Yakuza. E da là… la sua altalenante personalità e la sua sete di sangue cambierà completamente le dinamiche della storia rendendo Ryo uno dei personaggi più negativi e complessi del mondo della narrativa.

Shamo è un manga differente da tutto ciò che abbia mai letto. Non vuole offrire soluzioni a problemi ma semplicemente dipingere la realtà della malavita giapponese.

Uccidere o essere uccisi. Perdere la propria umanità o perdere la propria vita. In poco più di trentaquattro volumi, Shamo racconta il punto di non ritorno dell’essere umano sotto una lente nichilistica e poco incline al lieto fine. Di sicuro, Ryo Narushima avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.

Ryo verso la metà dell’opera.

Chiunque abbia un vivo interesse per una storia con un personaggio negativo e chiunque sia interessato alle arti marziali, Shamo è una lettura d’obbligo. Uno dei pochi personaggi dei manga che deve lottare per ogni singolo privilegio. I personaggi secondari sono pochi ma ben descritti. L’attenzione cade inevitabilmente sulla solitudine di Ryo e di come quest’ultimo debba farsi forza da solo in una vita che gli offre ben poco spazio per respirare. Ryo è una versione ancora più negativa di Guts (difficile da immaginare, vero?) che deve combattere da solo.

Nel corso della narrazione, Ryo si avvicinerà a diversi stili di combattimento ed è impressionante il grado di realismo (come, a volte, il grado di surrealismo e di superficialità) con il quale alcune arti marziali sono descritte, primo fra tutti il karate.

Da appassionato e principiante della boxe e di MMA, sono rimasto deluso da come il pugilato sia stato trattato in maniera superficiale, ma immagino sia un gusto personale. Non potrò mai consigliare abbastanza questo manga. Non è facile essere da soli. Ryo: il prototipo di Struggler che lotta per il solo diritto di vivere.

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