Notte insonne I

Osservo la lunghezza della crepa sul soffitto che taglia in due parti uguali la stanza in diagonale. Il contorno della crepa è gialla. Sospetto sia a causa dell’umidità. Dall’interno della crepa fuoriesce un ragno piccolo dalle zampe esili ma immensamente lunghe. Cerco di soffiare verso il ragno ma è troppo lontano.

Non si muove neanche. Si limita a restare fermo. Forse anche lui mi osserva. O forse si sta ambientando nella nuova dimensione della camera. Deve essere un’esperienza terrificante trovarsi sopra il soffitto di una camera così grande. Abituato alla superfice stretta, buia e accogliente dell’interno dell’intonaco, il ragno deve sentirsi spaesato e impaurito. Forse non immaginava che il mondo la fuori fosse così vasto. Il respiro appannato e ritmico del mio compagno di stanza  mi ricorda che è notte e dovrei dormire. Lo so perché il mio compagno di stanza non chiude mai la bocca quando è sveglio. Allungo la mano verso il comodino e afferro il telefono.

Sono le due e un quarto del mattino.

 Cosa dovrei fare? Andare in cucina? Leggere? Masturbarmi? L’indecisione mi deprime e non ho la forza neanche per ascoltare il respiro del mio compagno di camera. Il solo percepire che è vivo è una grande fonte di disturbo per me. Mi limito a restare fermo, lo sguardo fisso sul ragno. Che strana creatura. Ha un corpo piccolo, insignificante simile a un punto disegnato con la matita su un foglio A4. Le gambe sono ridicolamente lunghe. Dalla mia prospettiva sembrano chilometriche. Lontane anni luce dal corpo.

Come fa un essere del genere a muoversi? Forse vorrebbe tornare all’interno della crepa ma non ha idea di come riuscirci. È in uno stallo. Non può andare avanti e non può tornare indietro. Guardo l’orologio.

Le due e mezza.

È ora di scegliere, amico. Cosa vuoi fare? Non puoi rimanere lì fermo, non pensi? Sei un ragno o no? Comportati come tale. Scegli. Ti avventuri nell’ignoto o torni da dove sei venuto? In qualche modo puoi rientrare nella crepa. Da come sei uscito così puoi rientrare. Oppure preferisci esplorare questo mondo Lovecraftiano popolato da giganti che non hanno la forza di alzarsi?

Le tre.

Il coinquilino/compagno di stanza comincia a russare. Ciò mi ricorda che domani devo andare a lavoro. Non ho idea come le due cose siano connesse ma così è. Il ragno cammina (forse ‘fluttua’ sarebbe un verbo migliore?)  lungo il soffitto, allontanandosi dalla crepa.

Buon per te, amico. Vivi la tua vita.

Dopo un po’, forse dopo cinque minuti o cinque mesi, si ferma completamente. Torna indietro verso la crepa.

Le quattro. I primi raggi del sole cominciano a farsi strada attraverso le verande.

Amico mio, torna dentro la crepa. Non vuoi affrontare questo giorno. Torna nell’oscurità. Lo farei se ne avessi la possibilità. Portami con te se puoi.

Le quattro e mezza. Comincio a sbadigliare. Ho sonno. Finalmente. Guardo il ragno per l’ultima volta e mi rigiro su me stesso. Chiudo gli occhi. È solo un incubo.

Le cinque. Il suono di una cascata. La sveglia suona.

‘Buongiorno!’ quasi grida il mio coinquilino.

Non riesco a capire se sono sveglio o meno. Tutto sembra la copia di una copia di una copia. Oggi è ieri. Ieri è oggi. Oggi è domani.

Guardo sul soffitto. Il ragno è sparito probabilmente all’interno della crepa.

Qualcosa che vorrei dire anche per me.

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