Molte delle mie storie preferite ruotano intorno alla vendetta. C’è un piacere immenso nel vedere qualcuno che ha ricevuto un torto pareggiare i conti. Tu mi hai tolto qualcosa, io tolgo qualcosa a te. Tu mi fai qualcosa, io faccio qualcosa a te. Non è un semplice capriccio vedere la persona che odi sprofondare nell’abisso (soprattutto se sprofonda per mano tua). La vendetta è stata la prima forma di giustizia. Nelle tribù preistoriche la vendetta era vista come un simbolo di potere e chiunque si faceva giustizia da se otteneva il rispetto delle altre persone. Il messaggio era chiaro: ‘Non sono una persona con la quale scherzare troppo‘. Se, al contrario, si rimaneva inermi e sottomessi di fronte a un affronto, si veniva percepiti come esseri deboli e l’intera tribù si schierava con il carnefice adottando la cara vecchia mentalità del ‘cacciatore e preda’.

Con il tempo le cose sono cambiate. Si predica il perdono e il lasciarsi tutto alle spalle. D’altronde è meglio vivere felici piuttosto che vivere nel passato e ricordare ogni giorno ciò che ti è stato fatto. Per dirlo con le parole del grande Frank Sinatra: ‘La vendetta migliore è il successo.’
O no?
A quanto pare è stato dimostrato che ottenere vendetta porta benefici alla salute mentale e fisica. Avere soddisfazione personale tramite la sofferenza di coloro che hanno attaccato per primi è scritta nel nostro DNA. Un po’ come dire: ‘Ciò che ho perso (qualsiasi cosa sia) non tornerà ma perlomeno questo cazzone (chiunque esso sia) ha avuto quello che si merita’. Non a caso molte storie nei media utilizzano il leitmotiv della vendetta: è un qualcosa a cui ognuno di noi ha pensato almeno una volta nella vita. Per caso o per fortuna, ultimamente tutto ciò che ho letto, visto e giocato ha avuto a che fare con la vendetta (The Last of Us II, Oldboy, Ricochet, Il Conte di Montecristo). Non parlerò di Berserk…anche se questo blog è dedicato proprio a quell’opera. Bensì partirò da un videogioco che ha fatto parlare di se negli ultimi tempi. Ovviamente parlo di Among usThe Last of Us II.
SPOILER DA QUI IN AVANTI

Cosa c’è da dire su questo titolo?
L’ho adorato: dal primo all’ultimo frame, the Last of Us II racconta una storia semplice ed efficace che esplora i sentimenti di frustrazione, vendetta e PTSD di entrambe le protagoniste, Ellie e Abby. Ognuna ha degli ottimi motivi per desiderare la morte dell’altra. Ellie ha assistito alla morte del ‘padre adottivo’ Joel per mano di Abby, la quale ha visto la morte di suo padre per mano di Joel. Purtroppo la vendetta è un circolo vizioso e potrebbe durare in eterno come dimostra questo gioco. Le condizioni psicologiche e fisiche di Ellie peggiorano a mano a mano che si inoltra nella missione di rendere giustizia a Joel. Dovrà rinunciare ai suoi amici, alla famiglia che aveva a Jackson (la città in cui viveva con Joel) e a non poche norme morali che la distinguevano dai personaggi più ambigui dello scorso titolo. Ellie distruggerà tutto ciò che ha costruito nel presente, come la relazione con Dina, per fare pace con le visioni della morte di Joel che non la fanno dormire di notte. Come dice quel detto: ‘Chi cerca vendetta deve scavare due fosse: una per lui e una per il suo nemico.’

Vivere nel passato porta a condannare il presente e a perdere tutto ciò che si è costruito. Perciò se la vendetta non è un’opzione, il perdono rimane l’unica alternativa. Ellie pare capirlo e lascia andare Abby quando capisce che la sua morte non potrà farle riavere Joel. Un finale che è stato a lungo criticato ma che è profondamente umano. Ellie capisce di aver perso tutto e non vuole che Abby faccia la sua stessa sorte: non vuole che il legame tra lei e il bambino Lev si spezzi a causa sua. Quando Ellie torna a casa: ovviamente non c’è nessuno ad aspettarla. Ciò che restava delle sue conoscenze ha deciso di vivere altrove. Tuttavia, Ellie trova ciò che le apparteneva nel suo studio. Tutto è rimasto com’era prima. Comincia a suonare la chitarra ma nel suo viaggio verso la vendetta ha perso due dita e ha qualche difficoltà: anche l’ultimo legame che aveva con Joel (la chitarra e il fatto che lui stesso le avesse insegnato a suonarla) è andato.
Un ultimo flashback ci viene mostrato: Ellie che rimprovera a Joel il fatto di non averla sacrificata per salvare il genere umano. Joel le dice che avrebbe fatto quella scelta ancora una volta. E ancora. E ancora. Lei era la figlia che aveva perso e il genere umano non significava nulla per lui. Il mondo e le emozioni umane ruotano intorno all’egoismo. Joel non è diversa da Abby che non è diversa da Ellie. Tutti i personaggi sono profondamente umani e vivono in un mondo che di umano ha ben poco. Credo che Ellie abbia capito tutto questo alla fine e decida di fare ammenda. Perdona Joel, perdona Abbie e perdona se stessa. Questo seguito della Naughty Dog si è rivelato essere davvero un gioco brutale. Ognuno qui impara le sue lezioni ma a un prezzo veramente troppo alto.

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