Devil May Cry- il videogioco non è male, l’anime?

Quanto mi mancano i videogiochi. L’ultima volta che ho giocato a qualcosa è stata l’estate scorsa. Volevo portare con me la playstation da casa… ma ho tanto da fare e temevo che avere una console mi avrebbe solo distratto. Peggiore decisione della storia. Ho molto tempo adesso. Uno dei miei generi preferiti è l’hack ‘n’ slash che significa letteralmente ‘tagliare e squarciare’. Si trattano di giochi in cui esiste una forte componente dedicata al combattimento: Bayonetta, Darksiders, Ninja Gaiden, la vecchia trilogia God of War… dite che non è un hack ‘n’ slash? Kratos letteralmente ‘taglia e squarcia’ per più della metà del tempo che lo osserviamo. God of War III è personalmente il mio preferito. Trucidare un pantheon di dei è il sogno di chiunque. Il God of War nuovo, invece, non mi è piaciuto più di tanto: la storia è bella, la caratterizzazione dei personaggi è credibile e il corso degli eventi è fluido. Cosa manca? Il caro, vecchio Kratos che prima uccideva e poi parlava. Non il Kratos babysitter e Mimir con le sue battute fuori luogo alla Eddie Murphy.

Bellissimo titolo… ma non l’ho percepito come un vero ‘God of War’. Tipo se andassi a vedere al cinema ‘2001 Odissea nello spazio’ e ci fosse scritto ‘diretto da Tarantino’. 2001 è un capolavoro (come il nuovo God of War) ma quando leggo ‘diretto da Tarantino’ mi aspetto qualcosa di diverso e pieno di sangue: stesso discorso con God of War. Ha senso?

Ma immagino che ormai sia diventata una moda cambiare completamente la natura di un videogioco che fa parte di una serie: god of war, assassin’s creed… no, solo questi. Non mi vengono altri esempi. Volevo fare il radical chich ma (grazie al cielo) non ci sono riuscito. Uno di questi giochi hack ‘n’ è stato uno dei primi titoli che acquistai per playstation 3. Il fantastico ‘Devil May Cry 4’: un titolo marchiato con il ferro nel mio cuore. Forse l’ho adorato perché avevo dodici anni ed è stata una delle mie prime esperienze da gamer. Forse l’ho adorato per il sistema di combattimento e gli enigmi. Forse l’ho adorato per il simbolismo religioso. Un titolo fantastico che mi ha fatto affezionare a Nero e Dante, i protagonisti della serie. Ho accolto con sorpresa il fatto che avessero prodotto una serie anime dal videogioco. Ho iniziato a vedere la serie con tutti i pregiudizi del mondo (solitamente videogiochi, cinema e serie televisive non vanno proprio d’accordo), ma mi è piaciuto veramente tanto. Ecco cosa ne penso:

La trama di Devil May Cry la conoscono quasi tutti: il figlio del leggendario demone Sparda e l’umana Eva è un investigatore privato che possiede l’agenzia investigativa ‘Devil May Cry’. Il suo nome è Dante e il suo compito è quello di trovare e uccidere i demoni. Ovviamente, la stragrande maggioranza di persone non è minimamente a conoscenza che il mondo sia popolato da demoni e l’agenzia di Dante è sempre vuota sempre sull’orlo del fallimento economico. Dante è sempre al verde e vive la situazione con distacco emotivo, sempre con la battuta pronta e una personalità tenebrosa e affascinante. In più di un’occasione il buon Dante mi ha ricordato Dylan Dog per questo aspetto. La somiglianza con i due, però, finisce qui. Dante è un grande pistolero e sa maneggiare la spada (no pun intended), difensore dei più deboli e con un discreto successo con il sesso femminile. L’anime non ha una vera e propria trama: lo spettatore osserva Dante destreggiarsi nelle varie missioni che gli vengono proposte con sporadici attimi di pausa per ammirarlo nelle situazioni quotidiane. I personaggi sono ben scritti e ci numerose interazioni con Lady (una cacciatrice di demoni alleata di Dante introdotta in Devil May Cry 3) e Trish (un demone dalla forma femminile): entrambi personaggi originali della serie che stringono l’occhio ai fan di lunga data. Avendo solo giocato al quarto, conoscevo solo Trish. Tuttavia la serie ha un arco completo con un inizio e una fine e non c’è alcun bisogno di aver giocato alle fonti originali per capirci qualcosa.

Dante: il carismatico rubacuori abile con la pistole intento a studiare una strategia per massacrare l’ennesimo demone.

Le animazioni, la colonna sonora, la storia e le relazioni tra i personaggi sono più che buone. Un prodotto assolutamente consigliato per chi volesse perdersi in una storia di ‘cacciatori di demoni’ senza troppe pretese. Dodici episodi che scorrono come l’acqua: non è male per un binge-watching. Ovviamente, però, il cuore dell’universo di Devil May Cry risiede nei videogiochi e chiunque voglia conoscere affondo Dante (e Nero… praticamente un Dante 2.0) è caldamente consigliato di giocare alla fonte originale.

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