Poche cose in questo mondo mi fanno deprimere come ricordare i miei anni delle medie. Non che io abbia avuto problemi con la scuola, con il bullismo, con i genitori o cose del genere (forse avrei da ridire sui genitori ma il passato è passato). La cosa che mi ricordo più di quel periodo (ad una considerevole distanza temporale di dieci anni) è la noia, il tedio e l’impotenza che scandivano quei giorni. A undici anni non puoi fare nulla se non andare a scuola o praticare uno sport. Il massimo che ti può capitare è passare un paio d’ore di fronte alla televisione per evadere dalla realtà. Magari leggere un libro di tanto in tanto (fu l’epoca in cui scoprì Harry Potter). Ma la routine era sempre quella, mi spiego? Casa, scuola, sport, (far finta di) studiare, dormire e ripetere il tutto. Non capirò mai quelli che sognano di tornare bambini. Ma forse parlo solo per la mia esperienza, ovvero il motivo per cui il manga di cui sto per parlarvi mi ha colpito così tanto.

Partiamo dal titolo che non è dei più rosei. Probabilmente molti di voi sono familiari con ‘I fiori del male’ di Charles Baudelaire e che il manga usa come omaggio. I fiori del male è una raccolta di poesie sui più vari argomenti immorali: morte, sesso, prostituzione, droghe e altre cose del genere. Questa raccolta di poesie è il libro preferito del protagonista di questa storia, Takao Kasuga: studente delle medie e grande appassionato di libri… un giovane personaggio con gusti insoliti, non sta a me giudicare. Comunque sia, un giorno si ritrova in classe da solo dopo l’ora di ginnastica. Nota le borse dei compagni di classe con le tute da ginnastica che hanno indossato prima. Spinto da un attacco di frenesia, Takao ruba i pantaloncini da ginnastica della ragazza per cui ha una cotta. Takao, una volta giunto a casa si pente delle sue azioni e decide di riconsegnare i pantaloncini anonimamente. Il giovane Takao non sa che qualcuno è stato testimone del suo furto. Una ragazza di nome Nakamura.

Nakamura non ha proprio la fama di una studentessa modello: insulta chiunque provi a parlare con lei, non ha rispetto per gli insegnanti e i suoi compagni e preferisce la violenza alle parole. Nakamura promette a Takao di non rivelare alla classe del suo furto, tuttavia, in cambio, lo obbliga a stipulare un ‘contratto’ poichè ha riconosciuto in lui un ‘pervertito’ esattamente come lo è lei stessa. Takao accetta e dal quel momento diventa lo schiavo di Nakamura che lo spingerà a diventare amico della ragazza a cui ha rubato i pantaloncini (Nanako) e a passare ogni singolo momento con lei. Il peso della coscienza di Takao si fa sentire: non riesce a stare accanto a Nanako senza pensare a ciò che le ha fatto. Nakamura porterà Takao alla disperazione fino a quando sentirà l’influenza negativa di Nakamura avere effetto su di lui. Takao dovrà scegliere due vie in un bivio morale: seguire la ragazza perfetta di cui si era innamorato o scegliere la ragazza che lo ha portato sulla via della follia.

Parlare di più di questa opera sarebbe uno spoiler imperdonabile. Aku no Hana ha centrato il punto di quegli anni: la voglia di azione, di conflitto, di confronto in un periodo della vita che molti (forse tutti, forse solo io) definirebbero come arido. La follia di Nakamura provvede un’ottima analisi dell’importanza della salute mentale nei più giovani: la depressione, il senso di impotenza, l’impazienza e i traumi dell’infanzia sono secondi solo a quelli di Neon Genesis Evangelion (un grande complimento, se non si fosse capito). Ma questi temi comprendono solo la prima parte del manga. La seconda parte, invece, darà luce sull’importanza di accettare e lasciarsi il passato alle spalle e focalizzarsi sul futuro. Takao sembra sulla strada giusta… ma Nakamura?
Un manga poco conosciuto ma caldamente consigliato (insieme alla lettura dei ‘Fiori del male’ di Baudelaire per un’esperienza completa).
